Conferenza sostenuta dal prof. Simon Pierce il 07 novembre 2009
Il 6-7-8 novembre 2009 si è svolta la manifestazione Varese Orchidea ’09 presso Villa Recalcati. Sabato 7 una delle conferenze tenute è stata presentata dal prof. Simon Pierce, che fa parte del progetto presentato: La Conservazione delle Orchidee spontanee della Regione Lombardia.
Si tratta di un progetto molto giovane, in via di svolgimento, sostenuto dalla fondazione Carialo.
Il Centro Flora Autoctona della Regione Lombardia è un laboratorio per la salvaguardi della biodiversità e comprende alcuni parchi. Il suo scopo principale è la salvaguardia di specie interessanti dal punto di vista della conservazione, mediante il censimento delle popolazioni, conservazione del germoplasta, compilazione di una lista comprendente le specie più a rischio, produzione di piante certificate per reintrodurle in natura e produzione di materiale riproduttivo certificato.
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Si vuole riprodurre le piante certificate Flora Autoctona e reintrodurle in natura. Il materiale riproduttivo deve essere certificato in modo da lavorare con piante autoctone, in modo da non introdurre ibridi o piante geneticamente diverse che possono creare grossi problemi ambientali.
Una delle sedi del Centro Flora Autoctona è Parco Monte Barro dove si ha anche un laboratorio con sede a Villa Bertarelli in Galbiate in cui si esegue la semina in vitro, inoltre si cerca anche di sviluppare nuovi metodi di semina. Fanno parte anche l’Università degli Studi dell’Insubria, l’Università degli Studi di Pavia dove vengono conservati i semi per il futuro e la Fondazione Minoprio, dove ci sono molte serre in cui si producono grandi quantità di piante e si sperimentano nuovi metodi di coltivazione.
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Per prima cosa si è cercato di fare un censimento delle popolazioni di orchidee; il primo censimento del progetto è stato eseguito sul Monte Barro. La maggior parte delle orchidee vivono nelle praterie, dove una volta il contadino falciava e teneva pulito il luogo non permettendo al bosco di crescere. Purtroppo questo è un modo di vivere che si sta perdendo, per questo motivo nel parco si continua a svolgere questa operazione, ma con strumenti più moderni e motorizzati. La gestione del sito è quindi fondamentale, infatti negli anni ’50 il parco era stato trascurato e cosi si stava rimboscando, questo ha fatto si che si sono perse molte orchidee. Per fortuna, quando le zone sono state disboscate e riportate a prateria, molte orchidee sono nate nuovamente. Questo è stato possibile perché i bulbi sono molto resistenti e possono sopravvivere per anni sotto terra.
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Dopo il censimento, in base alla popolazione stimata si stabilisce quale specie è meglio salvare, ad esempio si è notato che la Dactylorhiza fuchsii è abbondante in due siti del parco, questo vuol dire che basta mantenere nelle giuste condizioni l’ambiente per garantirne la sua salvaguardia.
Ci sono specie che crescono ovunque, come la Cephalanthera longifolia, che sono in grado di diffondersi abbondantemente in modo autonomo. Al contrario, alcune specie come l’Anacamptis pyramidalis, crescono solo in siti specifici ed hanno problemi a diffondersi. Nel censimento di queste piante si contano solo pochi esemplari, queste sono le specie che hanno più bisogno di essere aiutate per poter salvaguardarle. Nel parco ci sono 6 o 7 specie di quest’ultimo tipo, che sono state danneggiate dal rimboschimento.
Una di queste, l’Ophris benacensis,è endemica di questa zona e molto rara ( sul monte ci sono solo una decina di esemplari). Il professore e i suoi colleghi hanno raccolto i semi, accorgendosi che no non hanno gli embrioni, motivo principale della mancata riproduzione, anche scambiando il polline tra queste
piante il problema non viene eliminato perché sono piante sorelle o cugine strette. Hanno cercato un’altra popolazione fuori dal parco e impollinato le piante del parco per ottenere dei semi ottimali. Dopo un mese circa i frutti erano pronti, controllando i semi si è scoperto che l’impollinazione ha avuto esito positivo.
I semi raccolti sono stati utilizzati in laboratorio in ambiente sterile, sono stati seminati in capsule di Petri, sono state usate questo tipo di capsule perché possono essere osservate al microscopio in modo da contare i semi che germogliano, in modo da capire quale metodo utilizzato sia migliore. Sono state confrontate diverse sostanze organiche complesse (cioè dei succhi di frutta) utilizzate nella preparazione del substrato, che stimolano la germinazione delle orchidee. Sono stati provati il succo di ananas, di banana e il latte di cocco, cercando di capire quale funziona meglio. Si è notato un buon funzionamento del latte di cocco, che ha portato ad un incremento del tasso di germinazione del 25% in Ophrys benacensis, e dell’11% per Ophrys sphegodes; al contrario, il succo di ananas e quello di banana hanno portato ad una riduzione della germinazione fino al 70%,. Nessun succo di frutta ha dato miglioramenti in Ophrys apifera. In realtà i metodi erano già conosciuti, ma per la prima volta sono stati applicati a queste specie.
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A un certo punto della crescita delle nuove piantine, queste vengono messe nei tubi, in modo che abbiano più spazio per crescere. In questo modo si riesce a produrre un gran numero di piante. Crescono nei tubi fin quando non formano il tubero, solo a questo punto vengono trapiantate nel terriccio.
Durante il primo anno si è solo osservato se si riusciva a coltivare queste piante in una serra fredda con esito positivo, per fortuna questo è avvenuto.
Queste piante hanno un ciclo vitale mediterraneo, cioè con estati calde ed aride e inverni freddi. In estate le piante vanno in dormienza, per questo bisogna utilizzare un terriccio ricco di sabbia e perlite, in modo da avere un buon drenaggio del substrato, al contrario, durante l’autunno e l’inverno, la pianta cresce fino alla primavera, periodo in cui fiorisce.
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Il prossimo passo è di reintrodurre queste piante in natura, ma per ora bisogna ancora aspettare di vedere se fioriscono, da questo si capisce che si tratta di un progetto ancora molto giovane.
Il nouvo progetto di quest’anno è Orchis, cioè “Conservazione e ripopolamento di orchidee autoctone prealpine”, che estende il precedente progetto ad aree più ampie, di zone ad alta quota dove sono presenti varie specie come l’Orchis pallens. In questo momento si sta cercando di stimare le popolazioni, ma si vuole intervenire sempre in modo specifico. Nel 2008, nel centro del Parco Eurobie sono state trovate due popolazioni di 10 e 9 piante ciascuna, della specie Coeloglossum viride. Hanno eseguito l’impollinazione a mano per alcune pinte. Dopo circa un mese si è notato che solo le piante impollinate a mano hanno prodotto la bacca. Questo vuol dire che sono piante che hanno bisogno di aiuto. Per fortuna queste piante hanno semi che germinano molto semplicemente.
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Alcune piante sono endemiche, ad esempio Leucorchis albida non è un’orchidea rarissima, ma si trova solo sulle Alpi, si tratta di una pianta che produce un sacco di frutti. Si hanno, però, problemi nella germinazione, perché tipicamente i semi maturi, di color nero, non germinanoma si è trovato un sistema per poterle seminare. Nei Cypripedium calceolus si usano i semi immaturi, perché anche in questa specie i semi maturi sono difficili da far germinare, anche in questo caso sono di color nero. Per similitudine si è utilizzata la stessa tecnica, ed in effetti quelli immaturi germinano. Al contrario del Cypripedium calceolus, i semi immaturi della Leucorchis albida sono di color bianco, questa è stata una buona scoperta per la salvaguardi di questa specie.
Ad alta quota, ci sono molte specie che hanno problemi ad essere impollinate. A circa 1700 metri di altitudine si trova il rifugio Berardi. In questo luogo si è fatta l’impollinazione delle orchidee, dopo un mese circa si è scoperto che tutte le piante, anche quelle non impollinate manualmente, hanno prodotto delle bacche. Questo è accaduto grazie alla moltitudine di farfalle presenti, che hanno impollinato con successo queste
orchidee. Questo vuol dire che le orchidee presenti in questa zona non hanno bisogno di aiuto, si trovano in un ambiente ideale ed è una buona notizia.
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Durante le perlustrazioni nel parco, il professore ha notato una Goodyera repens, un’orchidea gioiello, fa parte della famiglia delle Macodes ed ha le foglie con venature reticolate. Quest’anno hanno raccolto i suoi semi e ora cercheranno di riprodurla in vitro; sono piante molto belle per le loro foglie, ma sono anche molto rare.
Nel progetto è stato anche cercato il Cypripedium calceolus con esito positivo, ma non viene detto il luogo a causa della raccolta illegale di queste piante. Generalmente cresce nelle pinete molto ventilate e aperte, ma anche nelle praterie, ha un’ecologia molto ampia. Spesso si trova nei luoghi più nascosti e poco frequentati, a causa della raccolta dei suoi fiori che ne causa la sua scomparsa.
All’incirca ci vogliono due mesi per la maturazione del frutto; per ottenere i semi maturati al punto giusto, bisogna avere la data esatta dell’impollinazione. Hanno trovato una popolazione abbastanza grande di questa pianta con molti frutti, ma ne hanno impollinate alcune. Il professore è stato aiutato da un esperto in questo campo, Pierfranco Arigoni.
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Molto interessante è la struttura del labello di questo fiore molto bello, dove sono presenti delle membrane traspiranti. La mosca cade dentro al labello che ha pareti interne scivolose e ripide, che non le permettono di arrampicarsi. Queste membrane funzionano come finestre, in questo modo la mosca viene attratta dalla luce e trova il percorso per uscire dal fiore, questo percorso obbligato creato dal labello fa passare la mosca vicino ai pollinia, facendo si che raccoglie il polline trasportandolo in altre piante di Calceolus. Gli insetti sono attirati da questa orchidea grazie al suo intenso profumo.
Hanno impollinato otto piante, così ottenendo otto frutti. La metà di questi sono stati lasciati crescere sulle piante, invece gli altri sono stati raccolti e seminati in vitro. Del primo fiore, la maggior parte dei semi erano già tutti neri; invece nel secondo frutto hanno trovato tutti semi bianchi ed è stato un momento di grande gioia e successo.
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Per la semina sono stati utilizzati diversi metodi, utilizzando vari succhi per i substrati e ormoni che funzionano con altre specie di Cypripedium, solo la settimana scorsa alcuni semi hanno cominciato a germinare, soprattutto con i substrati preparati con gli ormoni.
Un altro metodo che si può utilizzare è quello con substrati in cui sia presente il fungo simbiotico di queste piante, in natura la germinazione avviene proprio grazie a questo fungo, ed è molto più veloce rispetto a quella in vitro. Non è stato utilizzato in laboratorio perché è più complesso della semina in vitro,più costoso e si ha una resa inferiore, inoltre la semina in vitro si effettua in ambiente sterile perché la germinazione dei semi è relativamente lenta, visto che il substrato è composto da zuccheri, i batteri e i funghi, al contrario dei primi, prolificano molto velocemente invadendo tutto il substrato non permettendo così la germinazione.
Per produrre delle piante di Ophris, che hanno una crescita abbastanza rapida, ci vogliono circa due anni, ottenendo delle piante collocabili in natura, ci vogliono circa 15 mesi per ottenere il tubero in vitro
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Un’altra parte del progetto è rappresentata dalla costruzione di aiuole, con orchidee e piante che in natura vivono nello stesso ambiente. Queste aiuole verranno create vicino a tutti i rifugi CAI del Parco F.lli Longo, con lo scopo di educare le persone che frequentano queste montagne. Inoltre inseriranno le piante riprodotte in natura, nei luoghi dove sono scomparse o che stanno scomparendo.
Le orchidee da torbiera o palustri non sono state prese in considerazione, perché si trovano in luoghi estremamente ristretti e questo causa una grande difficoltà nell’aiuto che può essere loro dato.
Si sa che nel monte Barro ci sono 22 specie, storicamente si sa che ne esistevano molte di più, sul monte cominciamo ad avere le prime fioriture alla fine di marzo, fino ad arrivare a giugno. Fa eccezione la Spirantes spirales, che fiorisce a settembre-ottobre. Sono orchidee molto belle, tanto quanto quelle tropicali ; bisogna ricordare che sono tutte piante protette, molte delle quali, in via di estinzione, vanno salvaguardate, quindi non devono essere raccolte in natura.
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