Spesso mi capita di essere chiamata a consulto da amici, conoscenti, o amici di conoscenti, per verificare lo stato di salute o il posizionamento più corretto delle loro orchidee. Queste visite molto spesso mi lasciano perplessa e rattristata, perché vedo delle piante che “sopravvivono”, con tenacia ma sofferenti e a volte in condizioni malsane. Questo nonostante il padrone di casa sia convinto di dare loro tutte le cure più giuste… A volte forse si insegnano le cose giuste da fare, dando per scontato che si intuisca quello che viceversa si deve evitare, ma mi accorgo che non sempre è così. Per questo motivo quindi ho scelto di andare controtendenza e anziché ribadire quello che si deve fare, ho cercato di riassumere le principali cose che NON SI DEVONO FARE.

 

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1- La primissima cosa a cui si pensa, quando entra in casa un’orchidea, è trovarle il posto più adatto: “Se le trovo il posto giusto, poi giuro che non la sposto più!” Ma NON può esistere un unico posto con la luce giusta sia per l’estate che per l’inverno: sarà sicuramente necessario spostarla. Ai tropici, nei luoghi di origine della maggioranza delle orchidee che coltiviamo, la luce è ripartita equamente con 12 ore di luce e 12 ore di buio pressochè tutto l’anno. Da noi invece l’estate ha molte più ore di luce rispetto a quelle di buio, mentre l’inverno ha molte più ore di buio e poche di luce, e spesso anche questa non è affatto brillante. Così il “posto giusto” dovrà essere il più vicino possibile alla fonte di luce durante l’inverno (anche sul davanzale e anche non schermato dalla tenda), mentre d’estate sarà sicuramente necessario ombreggiarle di più, o spostarle in un punto più distante dalla fonte di luce e quindi più ombroso.

2- Per contro, nella ricerca del posto perfetto, NON facciamole diventare troppo “itineranti” spostandole troppo spesso e per troppo poco tempo. Le orchidee sono lente a manifestare sintomi, che siano di sofferenza o di benessere: serve sicuramente qualche settimana, se non qualche mese, per capire davvero se stanno bene o male in quel determinato posto. Spesso invece continuiamo a spostarle, perchè non fioriscono, perchè ci sembra che siano ferme nella crescita (e questo per noi è segno che non stanno bene lì dove le abbiamo messe, anche se invece può essere un normale riposo fisiologico), oppure probabilmente si sono bloccate davvero proprio perchè aspettano di capire in quale posto le lasceremo finalmente tranquille…

3- NON facciamole sbilanciare troppo piegandosi verso la luce. La pianta cresce seguendo la direzione da cui proviene la luce, ma considerando che nelle nostre case la luce entra dalle finestre in modo quasi orizzontale, ovviamente la pianta non tenderà a crescere verso l’alto come accade in natura con il sole alto nel cielo, ma si piegherà anche lei in modo quasi orizzontale. Valutiamo se sia il caso di abbassarle su una superficie più in basso rispetto alla fonte di luce, o comunque giriamole spesso, magari ogni volta che le innaffiamo, ruotando il vaso per far prendere luce ad ogni parte della pianta, NON sempre solo da un lato.

 

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4- Per lo stesso motivo, se sono su zattera e soprattutto monopodiali, NON leghiamole come un salame per evitare che si pieghino in direzione della luce! Se proprio non vogliamo farle scostare troppo dal supporto, sempre che non sia la tendenza naturale per far sgrondare meglio l’acqua dal centro della vegetazione, anziché legarle troppo “inganniamole” tenendole più sdraiate, o anche solo leggermente più inclinate in direzione della luce, in modo da far credere loro che la luce arriva dall’alto anziché lateralmente.

5- NON sottovalutiamo la luce eccessiva, pensando che più ce n’è meglio è. Siamo consapevoli di avere in casa certamente meno luce che in natura, ma non per questo dobbiamo esagerare. Anche quando non siamo in presenza del raggio di sole diretto che brucerebbe le foglie, ancora di più se attraverso il vetro, una luce troppo forte fa comunque aumentare la temperatura dell’acqua contenuta nei tessuti della pianta, provocando delle vere e proprie ustioni questa volta dall’interno. Durante l’estate quindi controlliamo anche la temperatura delle foglie, semplicemente toccandole, e se le sentiamo calde è segno che dobbiamo cercare di ombreggiarle di più e comunque rinfrescarle con una maggiore umidità dell’ambiente. Verifichiamo anche il loro colore: che non cambi troppo verso il giallo se il loro colore naturale è di un verde più scuro, perchè questo è segno che la luce è troppo intensa.

6- NON cerchiamo una cadenza fissa e rassicurante per innaffiare! Anche se ci faciliterebbe la vita, a causa di impegni e orari di lavoro, non è possibile dedicargli un giorno fisso come per le pulizie di casa: “il sabato lo dedico all’innaffiatura”. Troppe sono le differenze di condizioni per cui le piante non asciugano sempre e regolarmente con una cadenza fissa: la temperatura e la luce tra estate e inverno (in estate con caldo e luce viva bisogna innaffiare più spesso, mentre d’inverno con poca luce e più fresco si deve diradare); la grandezza del vaso (se piccolo asciuga più in fretta); il materiale del vaso (il cotto asciuga prima della plastica); la grandezza della pianta (una pianta grande “beve” di più di una piccola); il vigore della pianta e la quantità di radici (più radici e vigore ha, più ha bisogno di acqua, invece una pianta debole assorbirà di meno); il tipo di contenitore (il vaso mantiene più a lungo l’umidità di un cestello di legno che si asciugherà più in fretta)…

7- E per lo stesso problema di impegni ed orari, NON innaffiare alla sera! Anche se vi sembra che possa essere l’unico momento della giornata in cui avete tempo. Le piante assorbono l’acqua solo quando c’è la luce che consente la fotosintesi, mentre se le innaffiamo di sera quell’acqua non solo non sarà utilizzata dalla pianta ma manterrà le radici inutilmente bagnate per troppo tempo e soprattutto quando la temperatura si abbassa, con il rischio di farle marcire.

8- NON innaffiamo “poco e spesso, un po’ di acqua tutti i giorni così restano ben idratate”. Facendo così, non lasciandole mai asciugare, il rischio di far marcire le radici è inevitabile. O al contrario, potreste fornire troppo poca acqua bagnando sempre solo lo strato superficiale del vaso. Quando si innaffia bisogna inzupparle bene e generosamente, anche per immersione, impregnando tutto il contenuto del vaso, ma poi bisogna lasciare che si asciughino altrettanto bene nei giorni seguenti. E soprattutto NON lasciare mai acqua nel sottovaso o nel coprivaso!

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9- Se innaffiate per immersione, NON innaffiarle tutte nella stessa acqua! Facendo così è inevitabile il contagio di eventuali parassiti e/o malattie. Ma oltre a questo, soltanto le prime piante beneficeranno di un’acqua pulita e sana, mentre quelle successive sarebbero costrette a subire un’acqua in cui man mano si accumulano le impurità e i sali residui dilavati dai vasi precedenti.

10- Spesso, per aumentare l’umidità dell’ambiente, si utilizza il sistema dei sottovasi riempiti con argilla o ghiaia, o con le piante poste sopra altri sottovasi rovesciati, lasciando sempre un certo quantitativo di acqua in questi sottovasi (che NON sia mai a contatto diretto del fondo del vaso) cosicchè possa evaporare attorno alla pianta costantemente. Se si usa questo sistema, NON lasciare proliferare limo e alghe in questi sottovasi, ma pulirli spesso sostituendo l’acqua. Quelle incrostazioni di mucillagini verdi che si formano, non solo sono spiacevoli esteticamente facendo sembrare il tutto abbastanza trasandato, ma possono diventare comunque ricettacolo di eventuali funghi e/o parassiti.

11- NON lasciamole assetate troppo di frequente, per la paura di non farle asciugare abbastanza tra una bagnatura e l’altra. Occasionalmente può succedere e non crea danni: penso a quando andiamo in vacanza per qualche giorno e possono rimanere a secco più del dovuto: tanto sappiamo che al nostro ritorno rimedieremo con qualche innaffiatura in più. Ma un comportamento parsimonioso costante, che sia per timore o per distrazione, porta nel tempo a disseccamenti e disidratazione spesso difficili da recuperare.

12- NON lasciare sulla pianta parti secche. Tagliare via le punte delle foglie o delle radici che si sono seccate non è solo una questione estetica: se in mezzo a un groviglio di radici secche se ne secca ancora qualcuna, certamente non ce ne accorgiamo, e lo stesso vale per le foglie. Così toglierle ci fa capire se il secco va avanti oppure no. E poi, specialmente per le radici dentro il vaso, sono comunque parti morte che si decompongono, e questo può generare marciumi indesiderati.

13- NON lasciare a maggior ragione parti marcite e radici molli, pensando che basti semplicemente innaffiare di meno. In questo caso bisogna rinvasare subito e tagliare via tutte le parti morte, anche qualcosa di più se si è in dubbio (meglio troppo che troppo poco): qualsiasi parte già marcita che viene lasciata nel vaso farebbe marcire presto anche il resto.

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14- NON temere il rinvaso. Soprattutto se si tratta di marciumi, NON aspettare ad effettuarlo magari per paura di perdere la fioritura, o pensando di non esserne capaci e dover aspettare qualcuno di più esperto: così si corre il rischio di perdere la pianta. Eseguirlo comunque anche se con qualche imprecisione (da far controllare in un secondo momento) è sempre meglio che lasciare troppo a lungo una condizione malsana.

15- Per il rinvaso NON riutilizzare mai corteccia o sfagno già usati in precedenza! Potete riutilizzare il vaso, se ben lavato e disinfettato con candeggina. Lo stesso vale per il cartellino o per i tutori in plastica. I tutori di legno invece buttateli e sostituiteli, essendo porosi trattengono spore di funghi, parassiti o malattie: per pochi centesimi non vale la pena rischiare…

16- NON teniamo le piante instabili e dondolanti, né in vaso né su zattera. La pianta deve essere ben salda nel vaso o sul supporto per poter radicare: finchè non si sente stabile e ferma, la pianta non emette radici e rischiamo oltretutto di danneggiarla durante gli spostamenti. Nel rinvaso, se non ci sono sufficienti radici che mantengono eretta e ferma la pianta, forniamole un tutore a cui legarla.

17- NON teniamole isolate e sparpagliate da sole in giro per casa: meglio raggrupparle per fornire loro un microclima più favorevole e un’umidità maggiore. E poi riusciremo ad agevolare anche noi stessi nelle operazioni di innaffiatura.

18- Per contro, NON teniamole però troppo ammassate. Oltre ad agevolare contagi di malattie e/o parassiti, tenendole troppo ravvicinate si impedisce anche una corretta ventilazione. E oltretutto si rischia di far crescere male eventuali nuove vegetazioni mentre cercano di farsi strada verso la luce.

19- NON usiamo dosi troppo basse di fitofarmaci, quando necessita, pensando di stressare meno la pianta: in questo modo rischiamo di creare ceppi di resistenza delle avversità. Vuol dire che se le dosi di “veleno” sono troppo basse non riescono ad eliminare parassiti o funghi o microrganismi dannosi, e così non facciamo altro che abituarli, rafforzarli e renderli più resistenti a quel veleno, costringendoci a dosi più massicce la volta successiva. Come quello che succede con gli antibiotici per noi esseri umani, se interrompiamo la dose prescritta prima del tempo.

20- Al contrario, NON usiamo dosi troppo alte di concime pensandolo come un “ricostituente”, a maggior ragione su piante già stressate per rinvaso o malattia. Il concime serve, ma è meglio usarlo in dosi più basse e con maggiore frequenza, piuttosto che in dosi massicce magari per compensare una frequenza irregolare o una dimenticanza.

21- NON usiamo quei concimi “goccia a goccia” da infilare nel vaso e non pensarci più: oltre a non distribuirsi a tutte le altre radici, diventando così perfettamente inutile, brucerà quelle poche radici acontatto dell’unico punto in cui gocciolerà.

22- NON concimare le radici asciutte, altrimenti verranno “bruciate” dal concime. Bagnare sempre, anche leggermente, con acqua soltanto, prima di innaffiare nuovamente con l’acqua in cui avrete sciolto il concime. Per questo stesso motivo non lasciare asciugare troppo una pianta dopo la concimazione: innaffiatela di nuovo quando è ancora leggermente umida, cosicchè i sali residui della concimazione precedente vengano dilavati prima di seccarsi sulle radici.

23- NON concimare quando il tempo è grigio e nuvoloso, specialmente in inverno. Non ci sarebbe abbastanza luce per favorire l’assorbimento né dell’acqua né del concime, diventa quindi inutile se non addirittura dannoso che il concime rimanga inutilizzato a contatto delle radici.

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24- NON lasciamo polvere e depositi di calcare sulle foglie, perchè così si impedisce la corretta traspirazione della pianta. Se gli stomi delle foglie sono ostruiti, la pianta respira poco e male. Puliamo le foglie spesso, passando delicatamente un panno umido e sorreggendo la foglia con l’altra mano per non danneggiarla. Ma NON usiamo lucidanti fogliari: sono a base oleosa e anch’essi, come la polvere, occludono gli stomi e non fanno traspirare la pianta.

25- NON sottostimare la necessità di dotarsi di una minima attrezzatura “tecnologica”. Termometro per la temperatura, igrometro per l’umidità ambiente e conduttivimetro per controllare la salinità dell’acqua, non sono superflui, bensì necessari: non è possibile interpretare “a naso” questi tre valori. E spesso sono questi valori non corretti, in eccesso o in difetto, che possono far soffrire le nostre piante, anche quando siamo consapevoli di fare tutto il resto nel modo corretto.

26- Quest’ultimo punto non è un vero e proprio NON… però, specialmente agli inizi, quando si tende ad acquistare piante diverse, di dimensioni diverse, e si fanno diversi esperimenti, è consigliabile NON differenziare troppo misure e tipologie di vasi, o tipi diversi di contenitori, specialmente se state ancora cercando di prendere la mano sulle innaffiature: tante diversità comportano frequenze diverse, dobbiamo quindi essere consapevoli di avere il tempo e la disponibilità per poterle bagnare in giorni diversi nel corso della settimana. In caso contrario, unificando le innaffiature, avremo certamente alcune piante che stanno bene ma altre che rimarrebbero o troppo asciutte o, peggio, troppo bagnate.

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