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Dai tropici all’Insubria: Varese Orchidea 2016

a cura di Andrea Oldrini

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Numerose sono le espressioni che potrei utilizzare per raccontarvi di Varese Orchidea 2016 – bellezza, eleganza, fascino, raffinatezza – o le emozioni che questa mostra ha suscitato in me – ammirazione, stupore, appagamento.
Per descrivervi nella maniera più efficace, però, quello che, realmente, ho provato, durante questa tre giorni dedicata all’orchidologia, devo prendere a prestito il titolo di un libro che ho riletto proprio di recente: “Orchidee. Una medicina per l’anima!”.
Anzi, se vi fosse un bugiardino, suggerirei all’autore di specificare che le orchidee sono pure un ottimo rimedio contro la cosiddetta “sindrome da rientro dalle vacanze”.

Mi spiego meglio, altrimenti rischierei di essere eccessivamente criptico.

Varese Orchidea si è svolta tra venerdì 2 e domenica 4 settembre, ossia il weekend che, nel mio caso (ma credo anche per molti altri sia stato così), ha chiuso la prima settimana di lavoro dopo ben quasi un intero mese di ferie ininterrotte.
Come da manuale, questi giorni sono stati un bel salto rispetto alla pausa estiva, soprattutto perché quando sono tornato in ufficio non c’era nulla che andava per il verso giusto.

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Le linee internet per i collegamenti con i server della sede contrale per la trasmissione dei dati erano pressochè inutilizzabili, nonostante le urgenze che, nel frattempo, erano sopraggiunte.
Come se non bastasse, il cancellone del posto in cui lavoro era rimasto totalmente bloccato e non si riusciva più ad aprire; ovviamente era stato chiuso con tutte le nostre auto all’interno! Mi sentivo in trappola.
A fronte di questa situazione Fantozziana, gli interventi dell’assistenza che, nel frattempo, avevamo mobilitato erano a dir poco paradossali.
L’informatico della mia azienda mi aveva proposto di attendere un paio di mesi per vedere se le cose si sistemassero da sé o, in alternativa, di traslocare (ma dove?), mentre, anziché chiamare un fabbro, i responsabili della palazzina in cui è situato il mio ufficio erano arrivati alla conclusione che sarebbe stato meglio vendere l’immobile …
Sembrava di essere vittima di una delle tante trovate della trasmissione “Scherzi a parte”, ma quella era la realtà. Alla fine, tutto si è risolto con un nonnulla, ma immaginatevi che questo era solo l’inizio.

Fortunatamente, però, prima o poi, arriva la tregua del fine settimana e, visto che, in un modo o nell’altro, ero riuscito a tornare in possesso della mia auto, potevo tirare il fiato. Ebbene, questa boccata d’ossigeno è coincisa, per me, con Varese Orchidea 2016.

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Per il secondo anno, teatro di questa manifestazione, organizzata dalla nostra Associazione, è stato il garden Agricola del Lago. Nonostante un meteo che invogliava davvero parecchio a fuggire dalla città altrove, alla volta di gite fuori porta e di evasioni nostalgiche delle vacanze ormai terminate, come sempre, la mostra ha attirato numerosi visitatori tra appassionati, collezionisti o anche semplicemente curiosi.
L’occasione era davvero ghiotta e lasciarsela sfuggire sarebbe stato proprio un peccato, anche perché c’erano opportunità per tutti i gusti.

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Varese Orchidea 2016

L’allestimento richiamava un angolo di tropico, dove si potevano ammirare piante di ogni sorta, dalle specie più appariscenti e vistose (a me hanno colpito molto le Vanda esposte) a deliziose rarità o miniature che, magari ai più possono risultare anonime, ma, per un vero orchidofilo, costituiscono sempre motivo di religiosa contemplazione. Dal mio punto di vista, ho potuto ammirare in fioritura specie, quali i Catasetum, che, fino ad allora, non avevo mai visto dal vivo. Ogni giro, poi, era una nuova scoperta, perché, inevitabilmente, balzava all’occhio qualcosa che prima mi era sfuggito. Al di là del tripudio di forme e di colori, numerose specie davano il meglio di sé anche con i loro profumi. Per quanto io abbia trascorso buona parte del tempo al banco informativo, ho potuto apprezzare in più occasioni le fragranze che, di tanto in tanto, ci arrivavano quando girava un po’ di aria.

Il livello della manifestazione è stato garantito dall’impegno concomitante su una pluralità di fronti.

Da un lato, vi è stato il coinvolgimento di espositori sia italiani, quali l’Azienda Agricola Nardotto Capello, l’Orchideria di Morosolo e Riboni Orchidee, sia stranieri. Per l’estero hanno partecipato Asendorf orchideen e Roelke orchideen. Qui si poteva trovare di tutto: dalle specie più rare da aggiungere alla propria collezione personale, ai materiali di coltivazione, a giovani semenzali ancora coltivati in agar e pronti per essere trasferiti in corteccia. C’era solo l’imbarazzo della scelta.

D’altro canto, oltre a ciò, ALAO ha curato molto anche la parte didattica, strutturando un fitto calendario di corsi brevi dedicati ai vari “segreti” per la cura, la coltivazione e la manutenzione di questi gioielli vegetali. Da questo punto di vista, i relatori non si sono mai risparmiati, prodigandosi in consigli, suggerimenti e tanto altro ancora.

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“L’occasione era davvero ghiotta e lasciarsela sfuggire sarebbe stato proprio un peccato, anche perché c’erano opportunità per tutti i gusti”

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“ho ricevuto parecchie dritte sia da loro, sia da chi interpellavamo nei casi più complicati. Inoltre, ho avuto modo di interloquire con i tanti appassionati che si rivolgevano a noi”

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Infine, a completamento di tutto ciò, c’eravamo noi dello sportello SOS Orchidee. Il nostro compito era, per quanto possibile, quello di “visitare” le piante in difficoltà e di rispondere alle varie domande e curiosità che ci venivano poste dalle numerose persone che hanno visitato la mostra. In un’occasione arrivava una Phalenopsis malata, il più delle volte per via di un eccesso di acqua, in un’altra una pianta apparentemente in sciopero che, a detta dei proprietari, non ne voleva sapere di fiorire. Talvolta, invece, ci venivano portati esemplari davvero belli, riguardo ai quali ci veniva chiesto un parere o, semplicemente, il nome scientifico. Uno di questi era un notevole Dendrobium delicatum di una signora da poco trasferitasi a Varese, la quale ci ha raccontato le grosse soddisfazioni che ha avuto da questa pianta. Lei non aveva crucci, ma avrebbe avuto piacere di conoscere quale altra specie potesse coltivare insieme al suo Dendrobium.

Per quel che mi riguarda, questo è il secondo anno che mi presto (ovviamente per quelle che sono le mie capacità) per il punto informativo ALAO, ma, se ne avrò l’opportunità, vorrei già prenotarmi per l’edizione 2017. Mi sono trovato davvero molto bene con le persone con cui ho collaborato, ho ricevuto parecchie dritte sia da loro, sia da chi interpellavamo nei casi più complicati. Inoltre, ho avuto modo di interloquire con i tanti appassionati che si rivolgevano a noi e, da ultimo, ho notato un aspetto di non poco conto: una cospicua partecipazione di veramente tante belle ragazze. Che dire … per il momento, complici anche le piante che ho visto e quelle che ho ricevuto in dono, potevo dirmi quasi guarito dalla mia “sindrome da rientro”!

Un saluto a tutti e … alla prossima!

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