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Originaria dei rilievi montuosi del Nepal, Nord India, Sikkim e Buthan cresce ad altitudini tra i 1200 i 3400 metri di altitudine, la Pleione praecox (che significa precoce) è una delle poche orchidee appartenente a questo genere che fioriscono in Autunno, insieme con Pleione maculata, il loro ibrido x lagenaria e alla Pleione saxicola . Si tratta di una piccola orchidea caratterizzata da uno pseudobulbo delle dimensioni di circa 2 /3,5 cm, che porta delle caratteristiche macchie verrucose piu’ scure; produce in Autunno uno o due scapi fiorali (in realtà sono i nuovi germogli che si svilupperanno nella successiva stagione primaverile), che portano solitamente un fiore ciascuno, nelle sfumature del rosa- lilla , molto grande in rapporto alle dimensioni della pianta. Rispetto alla maggiore parte delle specie che fioriscono in primavera-estate e necessitano di riposo invernale più freddo (intorno ai 4 gradi circa), la Pleione praecox è sicuramente più semplice da coltivare nei nostri climi; la mia, nelle mie condizioni, mi regala splendide fioriture tutti gli anni.
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In natura questa specie cresce come epifita o litofita, ma sempre su spessi cuscini di muschio, io comunque utilizzo lo stesso composto che uso per tutte le specie di questo genere che possiedo, cioè un mix di corteccia fine, torba, sfagno, polistirolo e perlite, in proporzioni variabili, per ottenere una miscela particolarmente drenante ma che in estate non si asciughi mai troppo; può risultare utile mettere del muschio sulla superficie del composto che, crescendo, formerà un “tappetino”, che aiuta a mantenere un po’ di umidità soprattutto in estate. Molto importante è interrare il bulbo solo per circa un terzo dell’altezza. Potrete utilizzare composti diversi a seconda dei vostri gusti, a patto di ottenere le suddette caratteristiche; io ho trovato utili a questo scopo anche i cosiddetti “terricci pronti per orchidee”, venduti nei garden center, che solitamente sconsiglio per altre orchidee ma che in questo caso sono molto indicati da soli o come base, con aggiunta di perlite, seramis o altri ingredienti.
Questa pianta è originaria di regioni a clima monsonico; necessita quindi, nella stagione invernale, di un riposo fresco e asciutto (all’incirca da Novembre a Febbraio) e di una stagione più calda, nella quale alla pianta non deve mancare umidità nel substrato e una umidità atmosferica elevata: quindi il riposo è più breve rispetto alle specie a fioritura invernale ed anche più tiepido, intorno ai 7/8 °C.Può essere conservata in una veranda o in serra fredda, in un sottoscala (ideale è il luogo dove fate svernare i vostri Cymbidium) senza bagnarla; io la tengo sul pianerottolo nel corridoio interno del condominio. La temperatura non dovrebbe salire sopra i 10 C°, ma nemmeno scendere sotto i 5; può comunque sopportare periodi a 2 gradi, se l’ambiente è asciutto, ma non deve mai essere esposta al gelo.
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Da Febbraio in poi, se le temperature non sono troppo basse, si possono porre le piante all’esterno, dapprima al riparo dalla pioggia; successivamente, quando le temperature si alzeranno e le radici sono ben formate, si possono esporre pienamente alla pioggia, in ogni caso il luogo in cui sono posizionate dev’essere sempre al riparo dalla luce diretta del sole.
Essenziale è un buon movimento d’aria: questo genere di orchidee soffre le nostre estati molto calde, anche se la praecox è una delle più tolleranti; può essere efficace utilizzare vasetti di coccio riposti su vassoi di argilla espansa, io per la mia utilizzo un vasetto di plastica di diametro 9 cm inserito in un vasetto più grande di coccio. In primavera la pleione inizia ad allungare le radici sottili; in questo momento va bagnata poco, a radicazione avvenuta il vecchio pseudobulbo si esaurirà, lasciando il posto a quello nuovo che si gonfierà e distenderà grandi foglie pieghettate.
In Estate, consiglio di vaporizzare spesso quando le giornate sono molto calde; per le nebulizzazioni e l’irrigazione utilizzare acqua molto tenera, meglio se da osmosi inversa, distillata o piovana. Io concimo di rado con concime molto diluito: uso quello per piante acidofile perché è già piuttosto basso come titolo, ma si possono ad esempio utilizzare anche 2 o 3 granelli di concime a lenta cessione tipo “osmocote”, per piante acidofile, messi sulla superficie del composto.
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Una particolare attenzione va prestata nella lotta alle lumache e limacce, che sono ghiotte degli pseudobulbi, nonché dei giovani germogli e dei boccioli. In autunno, dall’inizio di Ottobre circa, è il momento di diminuire le bagnature, fino all’ingiallimento e successiva caduta delle foglie, dopo la quale avverrà lo sviluppo dei fiori che schiuderanno, a seconda dell’andamento stagionale, in Novembre (a volte anche in Dicembre).
Se dovete ritirare le piante fiorite consiglio di evitare sbalzi repentini, pena il rapido decadimento dei fiori; meglio, nel caso, porle in un ambiente fresco. Rinvaso le mie pleione, prima del risveglio primaverile, solo quando il composto è particolarmente degradato; la mia Pleione praecox tuttavia l’ho rinvasata dopo solo un anno, perché lo pseudobulbo nuovo, (a volte più grande del precedente se la pianta sta bene), era cresciuto vicino al bordo del vasetto.
Consiglio particolarmente, se le troverete, di coltivarle in piccole ciotole di coccio (ce ne sono di molto piccole); in questo caso usando sempre composti aperti, ma che trattengano un po’ più l’acqua rispetto a quelli che fareste con un vaso di plastica. Tenete sempre separati gli pseudobulbi di specie diverse e non mettete, contrariamente a ciò che ho letto in letteratura e nel web, gli pseudobulbi molto vicini e molti in un vaso: si sviluppano meglio se hanno un po’ di spazio intorno, perchè le radici sottili si allungano molto più di quanto si possa pensare.
Attenzione anche al drenaggio alla base del vaso: può essere utile usare argilla espansa, ma in questo caso non lasciare mai più di qualche millimetro di acqua nel sottovaso; è, tuttavia, forse meglio optare per sottovasi colmi di argilla espansa su cui poggiare i vasetti.
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