[blank_spacer height=”10px” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”2/3″ el_position=”first”]

Nelle prime giornate calde di metà giugno, nelle serre di Utopia Tropicale è fiorito l’Epidendrum radicans. Questa orchidea merita davvero un posto di interesse in ogni collezione tanto per la sua facilità di coltivazione quanto per la sua generosità nella fioritura, che dura molto e per molti mesi all’anno ci delizia con il suo colore inconfondibile. 

Questa specie è nota anche come “orchidea crocifisso” per la forma a croce del labello, ma comunemente viene chiamata “orchidea dei poveri” per via della facilità con cui si coltiva e del basso costo che la rende accessibile a ogni appassionato, anche neofita. 

A discapito del suo apparente carattere dimesso, questa orchidea ha in realtà un po’ fatto la storia dell’ibridazione delle orchidee, perché è stata una delle prime specie a essere usata dall’uomo per l’ibridazione artificiale e ha dato vita al primo ibrido intergenerico (ibrido tra due diversi generi) della storia: Epidendrum radicans × Sophronitis coccinea = Epiphronitis Veitchii. 

Questa piccola orchidea molto famosa fu creata nel 1890 da John Seden, collaboratore della James Veicht & Sons, azienda vivaistica inglese, la prima a cimentarsi nell’impollinazione e nell’ibridazione delle orchidee. 

Questa specie spesso viene confusa con l’Epidendrum ibaguense, che si distingue dall’Epi. radicans soprattutto nella struttura radicale: la prima produce infatti radici basali, mentre la seconda lungo tutto il fusto. Entrambe, a differenza dell’Epi. secundum, dell’Epi. fulgens, dell’Epi. puniceoluteum e dell’Epi. cinnabarinum, presentano i fiori resupinati (cioè con il labello rivolto verso il basso). 

Curioso è il comportamento che questa orchidea ha nei confronti dell’universo degli insetti che la circondano. Come altre orchidee, pare infatti che l’Epidendrum radicans non produca alcuna ricompensa alimentare agli insetti pronubi: inganna le farfalle che visitano i suoi fiori, perché questi assomigliano ad altri di famiglie vegetali diverse, che invece sono più generosi. 

[/spb_text_block] [spb_single_image image=”11044″ image_size=”medium” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/3″ el_position=”last”] [blank_spacer height=”10px” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_single_image image=”11045″ image_size=”medium” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”2/3″ el_position=”last”]

L’Epidendrum radicans è nativo in vari paesi dell’America Centrale: Puerto Rico, Messico, Guatemala, El Salvador, Honduras, Nicaragua, Costa Rica, Panama, Venezuela e Colombia, dove cresce strettamente terricola (geofita) oppure litofita in spazi liberi tra erbe e rocce, spesso lungo i bordi delle strade o nelle foreste pluviali montane tra i 1000 e i 2000 metri sul livello del mare. 

Tale è l’adattabilità dell’Epi. radicans che prospera abbondantemente anche in habitat antropizzati, dove l’attività dell’uomo modifica i luoghi, per esempio con la creazione di nuove strade. Viene considerato spesso un infestante per il vigore con cui cresce e con cui produce nuove vegetazioni. 

L’Epi. radicans presenta un portamento pseudo-monopodiale: produce uno stelo verticale coperto da guaine basali e foglie distiche. Il fusto non mostra il gonfiore tipico degli pseudobulbi di molte specie simpodiali. Tuttavia, l’Epi. radicans è in realtà una specie simpodiale: il peduncolo della infiorescenza, ben coperto per la maggior parte della sua lunghezza da sottili guaine, è terminale, non laterale. Le nuove vegetazioni di solito spuntano vicino alla base del vecchio, anche se l’Epi. radicans produce keiki dalle vecchie infiorescenze. I fiori si formano alla fine di un lungo peduncolo e hanno il labello trilobato: i tre lobi sono profondamente frangiati o lacerati. 

[/spb_text_block]