[blank_spacer height=”10px” width=”1/1″ el_position=”first last”] [blank_spacer height=”10px” width=”1/4″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”11033″ image_size=”large” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”no” link_target=”_self” width=”1/2″] [blank_spacer height=”10px” width=”1/4″ el_position=”last”] [spb_text_block title=”GENERALITÀ” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Bulbophyllum newportii Rolfe 1909 Sezione Adelopetalum [Fitz.] J.J.Verm 1993.
Sinonimi: Adelopetalum newportii (F.M.Bailey) D.L.Jones & M.A.Clem. 2002; Bulbophyllum trilobum Schltr. 1910; Sarcochilus newportii F.M. Bailey 1902. 

È una pianta con crescita cespitosa di dimensioni molto ridotte; si sviluppa con rizomi molto ramificati con una distanza tra ciascun pseudobulbo di pochi centimetri, da 0,8 a 1,5 cm. Gli pseudobulbi, lunghi 8-15 mm e larghi 8-12 mm, caratterizzati da scanalature longitudinali, sono di forma quasi circolare (a volte ovoidale), portanti ciascuno una singola foglia apicale, eretta di colore verde scuro, poco picciolata; fiorisce in tarda primavera da un’in

fiorescenza basale molto sottile che porta da 1 a 8 fiori a forma di campana, bianchi, color crema o verdastri, raramente rosa, lunghi 4-6 mm e larghi 4-5. I sepali dorsali sono ovoidali, lunghi 4-7 mm, larghi circa 3 mm e formano un cappuccio sopra la colonna. I sepali laterali sono triangolari e curvi, lunghi 5-7 mm e larghi 3-4 mm e i petali sono lunghi circa 3 mm e larghi 1,5 mm. Il labello è giallo, carnoso e curvo, lungo circa 5 mm e largo 1,5 mm. 

 

 

[/spb_text_block] [spb_single_image image=”11036″ image_size=”large” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”no” link_target=”_self” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_text_block title=”HABITAT” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Il Bulbophyllum newportii cresce su alberi e rocce, principalmente ad altitudini modera- te o elevate, di solito in luoghi umidi, ariosi e spesso esposti. Si trova sul McIlwraith Range e tra il Cedar Bay National Park e l’Eungella National Park nel Queensland. 

[/spb_text_block] [spb_text_block title=”TEMPERATURA” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

La temperatura media nelle giornate estiva è di 30-31 ° C, la notte 22-23 ° C, men- tre la temperatura media della giornata invernale è di 21-22° C, la notte 17-18 ° C. Il tutto viene mantenuto stabile da un sistema di cooling in estate e da una stufa termoventilata in inverno. 

[/spb_text_block] [spb_text_block title=”LUCE” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

A dispetto di altre specie appartenenti a questo genere, per ottenere una buona fioritura e avere esemplari vigorosi è necessario un livello di luce molto elevato; come si è visto sopra nella descrizione, spesso in natura crescono in luoghi esposti dove prendono pieno sole la maggior parte della giornata. In grow box la pianta è posizionata sotto faretti Igrox, lungo il lato più corto delle barre, con un fotoperiodo di 11 ore nei mesi più freddi, con un graduale aumento fino ad arrivare a 13 ore di luce in estate. 

[/spb_text_block] [spb_text_block title=”UMIDITÀ” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Umidità ambientale media intorno al 75- 80% per tutto l’anno con punte notturne anche del 90%, regolata tramite un estrattore d’aria e un umidificatore Mist Maker 12 membrane. 

[/spb_text_block] [spb_single_image image=”11034″ image_size=”large” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”no” link_target=”_self” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_text_block title=”ACQUA” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

È una pianta che ama molto l’acqua a patto che il substrato asciughi velocemente. Per questo motivo viene nebulizzata regolarmente tutti i giorni; in inverno, la quantità di acqua fornita viene ridotta senza però fargliela mai mancare. 

[/spb_text_block] [spb_text_block title=”FERTILIZZAZIONI” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

A ogni nebulizzazione in minime dosi, stan- do attento a non superare mai i 200 μS/cm per evitare di bruciare le radici che sono molto fini e sensibili. Nel periodo di massimo sviluppo vegetativo aumento di 50- 100 μS/cm le fertilizzazioni. 

[/spb_text_block] [spb_text_block title=”VENTILAZIONE” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Costante movimento d’aria mediante ventilatori basculanti attivi per tutto l’arco della giornata. 

[/spb_text_block] [blank_spacer height=”10px” width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”11038″ image_size=”medium” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”no” link_target=”_self” width=”1/3″] [blank_spacer height=”10px” width=”1/3″ el_position=”last”] [spb_text_block title=”MEDIUM E RINVASO” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Il miglior supporto per questo tipo di pianta rimane la zattera; normalmente si può usare la comunissima corteccia di sughero anche se per mia esperienza personale quella di sequoia (più rara) è molto più adatta per la sua porosità, che permette un più lento rilascio di acqua. Non è da escludere però anche la coltivazione in vaso; in questo caso il substrato che si può adottare è il bark di pezzatura fine, pomice, perlite e in minima parte anche zeolite, che ha la capacita di assorbire le sostanze disciolte nell’acqua e rilasciarle lentamente. In questo caso il rinvaso dovrà essere effettuato solamente quando la pianta avrà invaso lo stesso oppure quando il composto inizia a deteriorarsi.

[/spb_text_block] [spb_text_block title=”ALTRO – CURIOSITÀ” pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Questa orchidea fu descritta formalmente per la prima volta nel 1902, sulla base di un esemplare raccolto sul Monte Alexandra da Howard Newport, da Frederick Manson Bailey che le diede il nome Sarcochilus newportii e pubblicò la descrizione in The Queensland Flora. Nel 1909 Robert Allen Rolfe cambiò il nome in Bulbophyllum newportii. L’epiteto specifico (newportii) onora il collezionista dell’olotipo.

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