INTERVISTA di Francesca Castiglione
Da ORCHIS Numero 3 Anno 2024, pp.76-80
Come si è verificato il tuo primo incontro con le orchidee? E come ti sei appassionato?
Non sono famoso per avere una memoria ferrea e ricordare quale fu il mio primo incontro con le orchidee mi viene difficile. Oltre alle Phalaenopsis che ordinariamente passano in ogni casa, sicuramente il primo incontro importante è stato con le orchidee spontanee durante qualche passeggiata in Sardegna. Se parliamo, invece, di come è nata la passione per la coltivazione delle orchidee dobbiamo tornare indietro all’era pre-shop online. All’epoca ero un attivissimo acquariofilo e, nelle riviste del settore, insieme a qualche articolo di terraristica, vedevo sempre le pubblicità di due vivai specializzati: l’Azienda agricola Nardotto e Capello e Riboni Orchidee. Da giovane e timido studente di scienze naturali, mi armai di coraggio e telefonai all’ l’Azienda agricola Nardotto e Capello; la ricordo come una lunga e piacevole telefonata. Gli raccontai che volevo trasformare un piccolo acquario in terrario per orchidee, mi diedero tanti consigli e mi spedirono un Bulbophyllum, di cui non ricordo la specie, e forse una Phalaenopsis parishii. Devo confessarvi che non fui in grado di seguire i consigli ricevuti e l’esperienza finì velocemente per buona pace di quelle povere orchidee.
Da quanti anni?
Parliamo di metà anni ’90, credo, ma l’esperienza finì precocemente. Solo negli ultimi anni, grazie alla vocazione da crocerossina della mia compagna, che recuperava Phalaenopsis sfiorite e malconce da vivai e centri commerciali, ho scoperto che internet era sfruttabile per riaccendere la passione sopita. La svolta decisiva è stata infine l’aver acquistato una casa con cortile due anni fa.
Quante piante hai?
Una cinquantina, ma hanno la tendenza ad aumentare molto velocemente, credo che chi leggerà l’intervista abbia ben in mente il problema. Quali piante costituiscono il cuore della tua collezione? Sto puntando molto su piante che possano svernare nel cortile di casa, protette in una grande veranda con copertura trasparente. Parliamo quindi di Dendrobium e Cattleya/Laelia e qualche Oncidium.
Quali piante costituiscono il cuore della tua collezione?
Sto puntando molto su piante che possano svernare nel cortile di casa, protette in una grande veranda con copertura trasparente. Parliamo quindi di Dendrobium e Cattleya/Laelia e qualche Oncidium.
Attualmente quale preferisci (genere, miniature, profumate, provenienza, ecc.)?
Da fotografo so che, qualunque soggetto, se osservato dal punto giusto e nel momento giusto, può essere interessante. Stessa cosa penso valga per le orchidee. Tutte hanno il loro fascino e sarebbe difficile scegliere.
Come coltivi? Casa, serra o orchidario?
Come detto, cerco di tenere le piante all’aperto più tempo possibile. Come substrato, per il momento, ogni rinvaso lo faccio in inerte: principalmente lapillo. Dentro casa mi sono ritagliato un angolino per far svernare le piante da caldo e ritirare, a luglio e agosto, qualche pianta che mal sopporta il caldo torrido sardo. In più ho un terrario bio-attivo studiato per le Nepenthes lowland in cui, comunque, qualche miniatura di orchidea è riuscita a entrare.
Usi illuminazione artificiale? Se sì, di che tipo? Ne sei soddisfatto?
Negli spazi indoor assolutamente sì, e uso con grande soddisfazione plafoniere e lampade led a spettro completo. Sto valutando di integrare l’illuminazione anche all’esterno per aumentare le ore di luce in inverno.
Solitamente gli appassionati trovano soluzioni a volte geniali per risolvere i vari problemi di coltivazione casalinga. Hai qualche idea da segnalare?
La mia soluzione geniale è vivere in Sardegna e avere inverni miti, vale? Scherzi a parte, l’unico accorgimento che prendo è quello di inglobare le zattere in calotte di sughero piene di sfagno per cercare di contrastare il clima estivo.
Quali errori?
Errori probabilmente tanti. Uno però mi pesa più di tutti. Il primo anno dopo il trasloco, appena le temperature lo hanno permesso, ho spostato le Phalaenopsis all’aperto senza accorgermi che a qualcuna arrivava un po’ di sole diretto. A farne le spese purtroppo è stata una piccola pianta che i miei suoceri portarono a mia madre in ospedale negli ultimi giorni della sua vita. Inutile spiegare il valore che avesse per me vederla fiorire ogni anno. Destino ha voluto che, pochi giorni dopo aver perso quella pianta, in un garden si è palesata davanti a me la sua quasi gemella, che ora coccolo più di tutte le altre.
Com’è nata la passione per la fotografia?
Sicuramente grazie a mio padre. Per merito suo e della sua attrezzatura fotografica ho potuto avvicinarmi da subito a questa magnifica forma espressiva. La mia passione per la natura e i miei studi in scienze naturali hanno poi dato una forte accelerata. È stato naturale unire la passione delle orchidee spontanee con la fotografia? Una passione ha trascinato l’altra oppure è stato un connubio e unione di due grandi passioni? Mai termine è più azzeccato di “naturale”. La cosa è stata talmente naturale che la mia prima mostra in assoluto fu dedicata alle orchidee spontanee della Sardegna. Trovarsi di fronte a quei piccoli gioielli è, per un fotografo e naturalista, un’occasione irrinunciabile per creare immagini affascinanti e cariche di valore divulgativo.
Il tuo sogno nel cassetto?
Portare una mostra sulle orchidee spontanee sarde fuori dall’Italia e riuscire a coltivare qualche specie sugli alberi da frutto nel nostro cortile.
La coltivazione e la passione per le orchidee ha influito sul rapporto con te stesso e con chi ti sta vicino? Se sì, in che modo?
Con me stesso sicuramente. Parlando di orchidee spontanee è inutile dire che la ricerca in natura ti fa godere di momenti di relax in posti spesso meravigliosi e questo non ha prezzo. La coltivazione in casa, pur se in certi momenti può essere impegnativa, offre comunque qualche minuto prezioso di contemplazione della natura anche tra le mura di casa. Negli anni inoltre, le orchidee sia spontanee che coltivate, mi hanno permesso di incontrare persone a cui oggi sono molto affezionato.