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Riassunto: Webinar organizzato dall’Associazione Lombarda Amatori Orchidee e tenuto da Tiziana Martini il 20 dicembre 2020. Si introduce l’importanza del riposo nella coltivazione delle orchidee, strettamente legato al clima e all’habitat da cui provengono le diverse specie.
Abstract: Webinar organized by the Associazione Lombarda Amatori Orchidee and held by Tiziana Martini on 20 December 2020. Will be introduced the importance of the resting period in orchid cultivation, which is closely linked to the climate and the habitat where the orchid species originally come from.

La ricerca nasce dalla necessità di comprendere i meccanismi che stanno alla base del riposo vegetativo e dei comportamenti nei mesi più freddi di vari generi e specie di orchidee.
A fine estate le giornate iniziano ad accorciarsi, le temperature scendono e inizia un periodo più freddo con meno luce: il metabolismo di molte orchidee a questo punto rallenta, così come la produzione di nuovi tessuti, diminuisce progressivamente l’assorbimento dell’acqua fino quasi a cessare, cosicché per un osservatore esterno queste piante sembrano iniziare una sorta di periodo di stasi.
La dormienza o riposo vegetativo è un complesso insieme di reazioni della pianta, la più evidente delle quali è il rallentamento progressivo del metabolismo; le piante mettono in atto questo meccanismo per far fronte a condizioni climatiche avverse e per risparmiare le energie per la stagione successiva.
Questi complessi meccanismi sono indotti da molteplici fattori, sia interni (per esempio la genetica della pianta), sia esterni come, per esempio, il fotoperiodo, la variazione di temperatura e la disponibilità di acqua. Ma ci sono tantissimi altri fattori che concorrono a quello che noi vediamo una sorta di “riposo” di una pianta e le varie specie di orchidee non è detto che rispondano in maniera uniforme agli stessi stimoli ambientali o alle stagioni dell’anno: per esempio un coltivatore potrebbe notare in casa o in serra che una Phalaenopsis amabilis in autunno continuerà a vegetare tranquilla malgrado il fresco e la scarsa luce, mentre un Dendrobium nobile perderà le foglie e raccoglierà le energie per la ripresa primaverile.
Come punto di partenza possiamo dire che il riposo è la risposta delle piante alla variazione di fattori che segnalano l’avvicinarsi di condizioni climatiche non ottimali. Nella pianta inizia una serie di reazioni a catena: dei geni prima silenti si attivano e forniscono alla pianta delle istruzioni per sintetizzare un vasto insieme di molecole che preparano la pianta al riposo, per esempio attraverso l’abscissione delle foglie (ovviamente se la pianta ha le foglie decidue) tramite un ormone particolare; oppure interrompendo o rallentando l’attività dei meristemi, o limitando gli scambi gassosi con l’esterno e accumulando quante più riserve possibili nei tessuti, per poi investirle nella stagione più favorevole. Tutte queste reazioni sono possibili grazie a dei precisi segnali biochimici prodotti a livello cellulare, veicolati prevalentemente tramite ormoni o appositamente sintetizzati, oppure prodotti in quantità differenti rispetto alla stagione precedente. Ovviamente questa è solo una visione parziale e semplificata, ma spero che renda l’idea.

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TIZIANA MARTINI

Vive a Trieste e ha 53 anni;
diplomata come tecnico chimico, è dipendente del Comune di Trieste.
Appassionata di botanica e in particolare di orchidee, è

tiziana
interessata principalmente alla loro propagazione per semina.

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Ma allora perché alcune orchidee vanno in “riposo” e altre no? Perché alternano a un periodo di crescita attiva uno di rallentamento più o meno marcato? La risposta è: dipenda da dove si sono evolute e da come si sono adattate all’ambiente naturale.
Per esempio ci possono essere delle zone tropicali dove c’è sempre abbondanza di acqua e temperature sempre ottimali, così come ci sono zone tropicali dove si alterna una stagione piovosa a una più secca, o tantissime altre varianti, non solo stagionali.
Per rimanere al clima e alle orchidee tropicali, un esempio classico riguarda quelle specie che si sono adattate a vivere in zone a clima monsonico: durante i monsoni l’acqua è estremamente abbondante, le piante crescono in modo vigoroso e formano radici e foglie in abbondanza, accumulando acqua e riserve, ma, quando cessano le piogge, la crescita si ferma e la pianta vive delle sue riserve, attendendo la stagione successiva.
Le orchidee hanno trovato vari modi per resistere ai periodi di siccità, il più noto è l’evoluzione di organi di riserva detti pseudobulbi; questi possono avere forme e grandezze diverse ma tutti hanno la stessa funzione, far sopravvivere la pianta al periodo secco. Gli pseudobulbi sono degli ingrossamenti di una parte del fusto, possono essere tondeggianti o allungati, avere uno o più nodi e servono a immagazzinare acqua, zuccheri, e amminoacidi; talvolta sono ricoperti da una guaina secca che ha la funzione di isolante, limitando il più possibile la perdita di queste sostanze verso l’esterno.
Nei paesi di provenienza della maggior parte di queste orchidee durante il periodo secco la luce è comunque molto elevata, non ci sono nubi; per quelle che vivono in foreste decidue, in questa stagione gli alberi hanno perso le foglie.
Alcune orchidee fioriscono proprio in questo periodo, in modo da attrarre gli impollinatori che non sono distratti da altre fioriture; inoltre i fiori non vengono danneggiati dalle piogge: anche questa è una strategia per la sopravvivenza delle specie.
In generale le orchidee che hanno pseudobulbi sono adatte a sopportare un periodo di riposo più o meno marcato. Questo sarà più o meno lungo a seconda dell’habitat in cui vivono. Al contrario quelle che non hanno organi di riserva vivono in ambienti dal clima più costante e non sono adatte a sopravvivere a lunghi periodi di siccità.

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I DIVERSI TIPI DI RIPOSO

  1. Il riposo secco e prolungato nel tempo per diversi mesi, anche 5 o 6, con temperature minime non troppo basse (non al di sotto dei 10-12 °C) e alta umidità ambientale.
  2.  Il riposo secco e prolungato per un periodo di 3 o 4 mesi, con temperature basse (minime intorno ai 5 °C).
  3. Il riposo breve e fresco di un paio di mesi con sospensione delle innaffiature, ma con qualche vaporizzazione per non far seccare troppo gli pseudobulbi (minime intorno ai 13-15 °C).
  4. Il riposo lieve da alcune settimane fino a un paio di mesi, temperature fresche e innaffiature diradate, lasciando asciugare bene il substrato tra una e l’altra.
  5. Il riposo invertito, quello delle orchidee terrestri, che avviene durante il periodo estivo caldo e secco.

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Come indurre al riposo le orchidee

Diciamo che non siamo noi a decidere se una pianta va messa a riposo o meno, ma è la genetica della pianta che la predispone al riposo stesso; noi dobbiamo rispettare il più possibile il ritmo naturale e adattare l’ambiente di coltivazione alle esigenze delle diverse piante
e dei diversi tipi di riposo. Per far crescere al meglio le nostre piante è necessario informarsi sulla provenienza e sull’habitat naturale e bisogna conoscere come sono state coltivate fino a quel momento; inoltre è molto utile osservarle bene mentre le coltiviamo.
Quando le foglie, gli pseudobulbi o le canne hanno raggiunto il massimo della crescita, e la maturità, la crescita si interrompe: in questa fase possono continuare a svilupparsi le radici, a questo punto è meglio interrompere la fertilizzazione e iniziare a diradare le innaffiature. Quando anche la crescita delle radici cessa le annaffiature
vanno ulteriormente ridotte fino quasi ad annullarle. In questa fase la pianta è a riposo.
A tutte è meglio dare più luce possibile, integrando anche con l’illuminazione artificiale, specialmente in caso di illuminazione naturale insufficiente; l’ideale sarebbe fornire un fotoperiodo di 8-10 ore, con una marcata escursione termica tra giorno e notte e una buona umidità (al 60-70%) per evitare l’eccessiva disidratazione: le piante infatti non dovrebbero perdere più del 30% della loro massa. Il rallentamento fisiologico che le piante coltivate in casa o in serra possono manifestare si può rivelare anche molto diverso rispetto al loro riposo “da manuale”, magari riportato dalle descrizioni del loro comportamento negli habitat di provenienza, sia perché in una casa, orchidario o serra vi sono condizioni di luce, temperatura e umidità anche molto diverse rispetto ai luoghi di origine, sia perché in commercio si trovano sempre più spesso linee clonali selezionate per essere più robuste e adattabili, cosa che talvolta si traduce in un riposo più breve e meno accentuato indipendentemente dalle condizioni ambientali.
In inverno a causa del nostro clima più freddo, con luce meno intensa e giornate più corte, le piante che normalmente non fanno il riposo, come molte specie di Phalaenopsis, Paphiopedilum, Vanda,
Masdevallia, Pleurothallis ecc., subiranno un rallentamento della crescita, pertanto andranno ridotte le innaffiature e le concimazioni in attesa della primavera.

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Distribuzione per areali

In questa mappa si evidenziano varie zone climatiche e diversi areali in cui vivono le orchidee. Queste piante sono distribuite pressoché in tutto il pianeta: ci sono solo poche zone in cui non sono presenti, quelle dei ghiacci perenni e di alcuni deserti.
Molto genericamente e solo per introdurre la questione, si può dire che nelle zone fredde poco ospitali, vivono principalmente orchidee terrestri che passano il periodo di riposo al riparo sottoterra, in attesa della bella stagione.
Nelle aree tropicali e subtropicali con precipitazioni costanti, le orchidee principalmente sono epifite, vivono in condizioni favorevoli e non molto diverse durante tutto l’anno; le specie che vivono in queste aree non vanno a riposo o ne fanno uno breve.
Nelle zone monsoniche o con una distinzione netta tra una stagione calda piovosa e umida e una più fresca e secca, le piante hanno gli pseudobulbi come organi di riserva e fanno un periodo di riposo più o meno lungo e secco a secondo della zona in cui vivono.

Zona A (Canada, Stati Uniti, Europa settentrionale, Europa dell’Est, Russia).
Le foreste temperate fredde hanno una ricca diversità di orchidee soprattutto terrestri; si possono trovare per esempio Cypripedium, Listeria, Goodyera, Spiranthes, Plantanthera, Calypso. Hanno rizomi sotterranei e il riposo avviene in inverno.

Zona B (Spagna meridionale, Francia, Italia, Grecia, Turchia, Cipro, Libano, Tunisia).
È una zona molto più mite della precedente, con stagioni ben distinte, un inverno lungo e freddo e una primavera umida con estati calde e secche fino all’autunno.
Anche qui le orchidee sono perlopiù terrestri: Orchis, Ophrys, Cypripedium, Serapias, Epipactis, Dactylorhiza, Spiranthes.
Queste orchidee hanno un periodo di riposo invertito, ovvero durante l’inverno si formano le foglie e in primavera i fiori, per poi formare i nuovi bulbi in vista della stagione calda e secca, l’estate

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Zona C (Stati Uniti del Sud-est, Cuba, Haiti, Giamaica, Repubblica Dominicana, Grandi e Piccole Antille, Bahamas).
La zona dei Caraibi è caratterizzata da stagioni distinte e umidità elevata. È una regione con una notevole varietà di habitat, aree con mangrovie, foreste secche, foreste pluviali, e aree di cloud forests.
Si possono trovare sia orchidee terrestri sia epifite come: Encyclia, Tolumnia, Schomburgkia, Polyrrhiza, Broughtonia, Plantanthera, Calopogon, Spiranthes.

Zona D (India, Nepal, Tibet, Bhutan, Bangladesh, Pakistan, Afghanistan, Sri Lanka).
Nella zona meridionale dell’Asia il clima è molto variegato: ci sono stagioni distinte, estate e inverno, monsoniche e post monsoniche; si possono trovare foreste tropicali e deserti aridi. Qui vivono sia specie terrestri sia epifite: Coelogyne, Paphiopedilum, Cymbidium, Phaius, Dendrobium, Renanthera, Pleione, Bulbophyllum. Il riposo per le orchidee che vivono in queste zone varia molto: per quelle che vivono in aree monsoniche è genericamente invernale, nel periodo fresco e più secco, mentre per quelle presenti nelle foreste tropicali non vi è riposo, oppure è molto breve.

Zona E (Tibet, Cina, Taiwan, Corea).
La maggior parte delle orchidee vive nelle zone boschive e sono terrestri o simili: Cymbidium, Paphiopedilum, Dendrobium, Bletilla, Ludisia, Cypripedium, Pleione.

Zona F (Messico).
In questa zona vi sono vaste aree secche: pertanto le orchidee sopportano lunghi periodi di riposo senz’acqua e hanno pseudobulbi ben sviluppati. Le orchidee sono principalmente epifite, ma ci sono anche varietà terrestri: Laelia, Vanilla, Brassia, Brassavola, Barkeria.

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Zona G (Brasile, Bolivia, Paraguay, Uruguay). Si tratta di un’area molto vasta con notevoli diversità climatiche
dalla giungla calda e umida alle zone aride e secche. C’è una grande varietà di orchidee epifite: Cattleya, Laelia, Catesetum, Huntleya, Oncidium, Brassavola, Miltonia, Bifrenaria, Sophronitis, Cochleanthes, Stanhopea, Zygopetalum. Quasi tutte presentano pseudobulbi e hanno un periodo di riposo che varia a seconda della zona.

Zona H (Ecuador, Perù).
Qui si trova un clima particolare: ad alte quote troviamo le cloud forests dove vive la maggior parte delle orchidee da fresco; le temperature diurne variano da 10 a 25 °C con luce intensa ma diffusa.
Qui crescono: Masdevallia, Dracula, Pleurothallis, Phragmipedium, Miltoniopsis, Bollea, Maxillaria, Stelis, Lepanthes, Pescatorea. In questa zona le orchidee spesso non hanno organi di riserva e non sopportano periodi secchi. In genere non hanno periodo di riposo.

Zona I (Ghana, Camerun, Nigeria, Gabon, Congo, Angola, Kenya, Tanzania, Malawi, Burundi, Zaire, Zambia).
Anche quest’area ha climi molto diversi con una parte desertica fino a lussureggianti foreste all’equatore, dove comunque c’è una stagione più secca con una più piovosa. Si trovano principalmente orchidee epifite ma anche terrestri: Ansellia, Eulophia, Bulbophyllum, Aerangis, Chamaengis, Habenaria, Ancistrochilus, Angraecum, Calanthe, Polystachia. Anche in queste zone in linea di massima non vi è un netto periodo di riposo.

Zona L (Cile, Argentina, isole Falkland). È un clima poco ospitale per le orchidee con venti freddi e forti. La maggior parte delle orchidee sono terrestri: Codonorchis, Gavilea, Chloraea, Isabelia. Il riposo coincide con la stagione fredda.

Zona M (Repubblica Sudafricana, Angola, Lesotho).
In questa zona si trovano molte orchidee esclusive di questa area, la maggior parte sono terrestri: Disa, Habenaria, Stenoglottis, Polystachia, Disperis, Satyrium. Generalmente hanno un breve periodo di riposo invernale più fresco.

Zona N (Madagascar e isole vicine)
Il clima è subtropicale con una stagione calda e piovosa e una più secca e fresca. Le orchidee sono prevalentemente epifite: Angraecum, Aerangis, Aeranthes, Bulbophyllum, Cymbidiella, Cynorkis, Jumellea, Polystachia, Anche in questo caso, a seconda dall’habitat, il riposo avverrà per quelle più esposte alla stagione secca.

Zona O (Sud-est della Cina, Vietnam, Laos, Thailandia, Filippine, Indonesia, Malesia, Singapore, Cambogia).
Il clima è tropicale, la penisola malese ha due stagioni: la stagione dei monsoni e una stagione secca. Le orchidee di questa zona sono principalmente epifite: Vanda, Dendrobium, Bulbophyllum, Phalaenopsis, Ascocenda, Paphiopedilum, Aerides.
Anche in quest’area, nelle zone monsoniche le orchidee presenti necessitano di un periodo di riposo.

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Il riposo in coltivazione

Tutti i generi che non hanno bisogno di riposo, come molte Phalaenopsis, Paphiopedilum, Aerangis, Angraecum, Anselia, Brassavola, Bulbophyllum, Rhynchostylis, Vanda, dovranno essere messi in un luogo ben illuminato, assicurandosi che vi sia circolazione d’aria e un buon livello di umidità.
A seconda delle nostre condizioni ambientali si diraderanno le innaffiature e regoleranno o sospenderanno le concimazioni.
È bene assicurare una differenza di temperatura tra giorno e notte, almeno di 4-5 °C, ma questo varia a seconda dei generi e specie che coltiviamo.
Tra le orchidee che fanno un breve periodo di riposo, al massimo un paio di mesi e che per noi possono coincidere con i mesi di dicembre- gennaio, vi sono piante con esigenze di temperature diverse, da intermedie a fresche, quali Anguloa, Barkeria, Laelia, Lycaste (in particolare quelle della sezione Deciduosae), Calanthe, Cattleya, Caularthron, Miltonia, Odontoglossum, Oncidium, Stanhopea, Zygopetalum. Sarà necessario dare tutta la luce possibile, diminuire le innaffiature lasciandole asciutte per qualche giorno o anche di più, prima di effettuare una nuova innaffiatura, e diminuire le temperature, soprattutto quelle notturne, ricordando sempre la ventilazione e assicurando l’umidità necessaria, che non deve essere troppo bassa.
I generi che fanno un riposo più marcato, come molti Dendrobium, Cymbidium, Coelogyne, Catasetum, Cycnoches e le terricole europee, hanno bisogno di un periodo di riposo che può durare fino a 5 mesi.
Queste vanno tenute asciutte, a seconda della varietà da 2 fino a 5 mesi, come per esempio i Catasetum. Si sospendono completamente le innaffiature, limitandosi se ce ne fosse bisogno a solo qualche nebulizzazione o qualche sporadica innaffiatura, riducendo le temperature e dando più luce possibile. Alcune possono stare all’esterno anche tutto l’inverno purché vengano riparate da eventuali gelate, in una posizione luminosa, anche in pieno sole quando possibile, con un buon ricambio d’aria.
Il ricambio d’aria è sempre necessario per tutte le orchidee, in modo da evitare i marciumi dovuti all’umido e all’aria ferma.

Quando finisce il riposo

Quando la stagione diventa nuovamente favorevole le piante che erano in riposo riprendono l’attività vegetativa, iniziano a riattivare le radici ed emettono nuovi getti. Il risveglio viene attivato a livello genetico anche per azione di alcuni ormoni presenti nelle gemme: questi complessi processi iniziano grazie all’aumento dell’intensità e della durata della luce, assieme all’aumento delle temperature.
A questo punto si può iniziare a innaffiare nuovamente, a parte qualche eccezione, come le Catasetinae, che non vanno innaffiate finché le radici non raggiungono almeno i 6-20 cm e i nuovi getti non sono ben sviluppati; nel frattempo queste piante usano le riserve accumulate nei grossi pseudobulbi.
In primavera le piante risvegliandosi iniziano il nuovo ciclo di vita, e hanno bisogno di tutte le energie immagazzinate, se è stato rispettato il periodo di riposo invernale daranno vegetazioni forti e fioriture abbondanti.
Confesso che non è stato facile mettere inssieme le informazioni e riassumerle in questo articolo: per ogni singola pianta si potrebbero descrive molteplici condizioni di coltivazione anche molto diverse tra loro.

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