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Una nuova specie di orchidea è stata scoperta in un bosco di nuova generazione a Erto, a monte del laghetto residuo del Vajont, dove la scoperta scientifica si mescola con la storia, rappresentando la capacità di rigenerarsi della natura.

Il 9 ottobre 1963 un’immensa frana, scivolata dal monte Toc nel nuovissimo e appena riempito lago artificiale del Vajont, sollevò un’ondata che distrusse Longarone e altri centri abitati, provocando quasi 2000 vittime. Uno dei paesi gravemente colpiti fu Erto. A distanza di anni, proprio sul versante tra l’abitato e il residuo laghetto, già denudato e dilavato dall’immane onda, divenuto cimitero per molti dei corpi mai ritrovati, la natura ha fatto crescere, assieme al bosco di neoformazione, un’orchidea non ancora descritta: Liparis loeselii subsp. nemoralis.

Il genere Liparis è presente in tutti i continenti e comprende circa 320 specie, per la maggior parte tropicali. In Europa vive solamente Liparis loeselii, il cui areale interessa anche il Nord America. È nota la varietà ovata crescente in Galles, Inghilterra sud-occidentale e Bretagna. Nelle recenti liste rosse europee L. loeselii è considerata Near Threatened (quasi minacciata). In Italia è rarissima e minacciata. La recente scoperta di nuove stazioni ridimensiona solo in parte la gravità della situazione, essendo esse quasi tutte in rapido declino e alcune già scomparse. In Italia la specie resta dunque assai rara e attualmente accertata solo nelle regioni settentrionali facenti capo all’arco alpino centro-orientale: Lombardia, Trentino Alto Adige / Südtirol, Veneto e Friuli Venezia Giulia, la escludono dal Piemonte. La distribuzione altitudinale in Italia va dal piano e raggiunge i 1015 metri sopra il livello del mare.

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Dalla letteratura, Liparis loeselii risulta specie ben definita, caratterizzata da una variabilità modestissima che si limita all’altezza della pianta e al numero dei fiori. Forma e dimensione delle foglie, e soprattutto dei fiori, appaiono pressoché costanti, così come l’habitat in paludi e torbiere. Oggi Liparis loeselii è definita pianta pioniera legata a stadi iniziali di torbiere alcaline, spesso crescente su cuscini muscosi, tendente a scomparire con l’elevarsi della vegetazione e/o il prosciugamento del substrato. Solo a partire dal 2006 la specie è espressamente citata anche per boschi chiari umidi, è proprio qui che vive la nuova subspecie nemoralis. La nuova sottospecie differisce da Liparis loeselii, oltre per l’habitat boschivo semiasciutto, per la forma dei fiori e per l’aspetto delle foglie.

Morfologicamente Liparis loeselii subsp. loeselii, oltre che per le due foglie oblungo-ellittiche, leggermente acute, di aspetto lucente e un po’ grasso, opposte e sub-erette,v inguainanti la base del fusto, si caratterizza per la disposizione a croce di quattro dei sei elementi del perigonio. Tale caratteristica appare evidente osservando il fiore da sopra: i due petali sono opposti e incrociano a 90° la linea sepalo mediano-labello, mentre i due sepali laterali sono tra loro ravvicinati e “tirati” in avanti, sub paralleli o poco divergenti, posizionati sotto il labello a formare i pezzo basale della croce. Sepali e petali hanno bordi fortemente revoluti e assumono la forma di un tubicino diritto o più o meno arcuato; il labello ha invece i margini rialzati su tutta la lunghezza, paralleli, ed è decisamente inarcato a forma di sella.

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Morfologicamente simile alla sottospecie nominale, Liparis loeselii subsp. nemoralis sic distingue per le foglie lungamente picciolate, molli e più o meno incurvate in fuori, con lamina ovata-oblunga attenuata in lungo picciolo alato, talvolta ondulate o perfino increspate al margine, con apice spinato, ottuso o debolmente acuto. I fiori si distinguono per il labello canalicolato solo nella metà basale ascendente, anteriormente decisamente allargato-spinato, quasi rigonfio, trasversalmente appiattito e fortemente ricurvo in sotto quasi a manicotto (o a forma di zappa); i sepali laterali non sono ravvicinati sotto il labello, ma nettamente divergenti e formanti tra loro un angolo di 120° (-180°). Habitat nemorale, in mezz’ombra in boschi misti di neoformazione con presenza di Alnus incana, Corylus avellana e Salix sspp., su suoli calcarei, ghiaioso umosi, fortemente drenanti, su muschi o foglie in decomposizione, in zone a forte umidità atmosferica (piogge frequenti, nebbie persistenti, rugiada); manca nei tratti paludiosi-torbosi pianeggianti in vicinanza delle stazioni note.

La stazione di Liparis loeselii subsp. nemoralis presente alle Spesse presso Erto, tra i 650 e i 750 metri di altitudine, con bosco misto con prevalenza di latifoglie su pendio ghiaioso-muscoso, calcareo, è il popolamento più copioso d’Italia. I primi esemplari furono qui scoperti da Filippin nel 1998 e si sono poi moltiplicati. Nel mese di giugno dell’anno 2012, G. Perazza, assieme ad altri collaboratori e P. Filippin, ha trovato circa 250 esemplari fiorenti e numerose plantule. Tutta la fascia situata a monte del residuo laghetto meriterebbe di essere individuata e valorizzata quale “Sito di preminente interesse orchidologico italiano”. La stazione, che è piuttosto estesa, rientra nel Parco Regionale delle Dolomiti Friulane e “dovrebbe” pertanto ritenersi tutelata. Il tutto appare oggi in buona salute, ma in fragile equilibrio, minacciato da un eventuale taglio del bosco. Alcune stazioni, come ad esempio quella della val Canzoi otre S. Antonio, 600 metri, sono situate fuori dal parco del quale sarebbe opportuna una riperimetrazione per porre sotto tutela anche questi siti.

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Liparis loeselii, è già iscritta come specie minacciata, ma dopo la scoperta della subspecie nemoralis, emerge che quest’ultima assegnazione è forse da rivedere in quanto areali, numero di stazioni e di individui accertati negli ultimi 10 anni andrebbero divisi e ricalcolati per le due distinte sottospecie. La subsp. loeselii in Italia conta in totale circa 75 individui in otto microstazioni puntiformi, quasi ovunque appare in rapido regresso ed è pertanto da valutare “gravemente minacciata”. La subsp. nemoralis in Italia conta circa 500 individui maturi nelle due stazioni principali, più altri quattro nelle microstazioni rimanenti in Friuli Venezia Giulia e altri 32 nelle due microstazioni presenti nel Veneto. Per questo motivo la categoria “minacciata” sembra adeguata.

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Liparis loeselii subsp. nemoralis è stata scoperta solo recentemente e necessitano ulteriori ricerche sul campo per meglio accertare la reale distribuzione e la consistenza quantitativa. Per quanto ad oggi noto, vista la presenza in habitat secondari, sembra ipotizzabile che l’entità sia in espansione. Numericamente, in Italia, essa è meglio rappresentata della subsp. loeselii, che nelle poche stazioni residue è gravemente minacciata. Nondimeno la subsp. nemoralis necessita di particolari attenzioni che ne garantiscano la sopravvivenza. Essa, infatti, si presenta come elemento endemico il cui areale è alquanto limitato, circoscritto alla fascia endovalliva prealpina orientale che va dal Trentino orientale al Veneto e al Friuli Venezia Giulia. Si auspica che le Amministrazioni competenti per territorio adottino le necessarie misure “attive” di salvaguardia dei biotopi. Si ricorda che Liparis loeselii è specie dell’Allegato II della Direttiva CEE FFH “Habitat” per cui i Paesi membri sono tenuti a istituire delle Zone di Conservazione Speciale. Particolare attenzione dovrà essere posta nell’esecuzione di eventuali lavori di esbosco, onde evitare dia di mutarne le fragili condizioni ecologiche, caratterizzate dal delicato equilibrio igrometrico e termico, sia di danneggiare le deboli piantine e il loro substrato. Vengono invitati botanici, floristi e fotografi ad evitare qualsiasi raccolta di campioni e a prestare la massima attenzione per non schiacciare o divellere le giovani plantule annidate nel substrato.

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