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Chiara Russino, appassionata orchidofila e socia ALAO, ha codificato e messo in ordine tutte le varie notizie sulle esigenze e la coltivazione delle orchidee nel suo libro “ORCHIDEE: come coltivarle in appartamento”. Sono sempre di più gli appassionati di orchidee che coltivano in una situazione domestica, raramente si riesce ad avere una serra o una veranda attrezzata.

Sembra esagerato pensare ad un tipo di acqua adatto alle orchidee, in realtà fanno parte del gruppo di piante che hanno un’alta sensibilità ad un eccesso di Sali minerali. Hanno bisogno di un’acqua molto leggera, cioè povera di sali e leggermente acida, perché essendo per la maggior parte epifite, le loro radici si sono evolute per catturare il più possibile la pioggia e l’umidità dell’aria e i pochi nutrimenti che si formano e depositano sulla corteccia degli alberi. Per questo motivo è molto importante sapere il tipo di acqua che abbiamo a disposizione e come si può correggerla. Per poter fare tutto questo possiamo farla analizzare in un negozio di acquari, comprare un kit apposito oppure una strumentazione adeguata.

Generalmente un’acqua molto carica di sali è un’acqua non acida. Alcuni Sali servono per la crescita delle piante, altri invece sono dannosi o lo diventano se in eccesso. Principalmente quelli dannosi sono il calcare, il cloro (per fortuna è volatile e quindi basta far decantare l’acqua) e il sodio. Il calcare che si accumula sulle foglie delle orchidee ad esempio non ne permette la traspirazione. In linea di massima tutta l’acqua proveniente dal rubinetto delle nostre case non è consona per le orchidee, ad esempio si può ben capire dai residui di calcare che rimangono sui lavandini d’acciaio.

 

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Assieme al conduttimetro bisognerebbe prendere anche il pHmetro, che misura l’acidità dell’acqua. Alle orchidee serve un’acqua leggera da sali che non superi i 100-200 µS/cm, l’acqua comune del rubinetto si aggira in media tra i 500-600 µS/cm e l’acidità effettiva sarà a pH superiore a 7.5, l’ideale per le orchidee è un pH 6-6.5. Anche l’acidità può essere corretta, ma solo sapendo il valore reale iniziale dell’acqua di partenza, aggiungendo semplicemente del succo di limone o aceto. Spesso sui libri si trovano ricette standard, ad esempio aggiungere un cucchiaio di aceto a 10 litri di acqua, ma non conoscendo il valore di acidità iniziale si rischia di acidificare troppo o troppo poco, non ottenendo il valore corretto. Si tratta di un discorso molto importante, perché l’acidità agevola o impedisce, in base al valore, l’assorbimento delle sostanze nutritive nella pianta. Con troppa o troppo poca acidità elementi come il calcio e il magnesio non vengono assorbiti correttamente, non ottenendo così i risultati che ci aspettiamo dalle concimazioni. Misurando precedentemente l’acqua di casa, possiamo diluirla con quella da osmosi in modo corretto e preciso.

Se volete dare un’acqua migliore alle vostre orchidee, per pochi esemplari potete approvvigionarvi nei negozi di acquari (i pesci sono più sensibili delle piante alla qualità dell’acqua) in modo da essere certi che sia effettivamente assente da sali minerali. Nel caso di piccole collezioni si può prendere un piccolo impianto da osmosi inversa che si può installare vicino ad un rubinetto.

 

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L’unico modo per alleggerire l’acqua dal calcare e dal sodio è la diluizione con acqua pura; non è vero che far decantare l’acqua, che deposita una minima parte di calcare sul fondo, la renda giusta per le nostre piante. Va diluita con acqua distillata o demineralizzata, facendo attenzione al metodo con cui è stata prodotta. Esistono diversi modi per demineralizzare l’acqua, qualsiasi sistema di filtraggio a carboni, resine o quant’altro rilasciano sodio per rimuovere il calcare e quindi non va bene. L’unico sistema adatto alla produzione di acqua demineralizzata utilizzabile per le orchidee è l’osmosi inversa, si tratta di acqua inerte e pura, assente da sali minerali. Non va mai utilizzata da sola, ma sempre addizionata a concimi specifici oppure ad acqua di rubinetto, in modo da dare la giusta quantità di sali minerali e quindi di nutrimento alle orchidee.

L’acqua piovana, che è l’ideale ed è quella che hanno in natura, in realtà nella nostra realtà il più delle volte passa tutto uno strato dell’atmosfera inquinato e ricco di polveri sottili, inoltre chi abita in appartamento ha grosse difficoltà a immagazzinare grosse quantità di acqua piovana necessarie alle innaffiature.

Per capire di che tipo di acqua abbiamo a disposizione possiamo utilizzare dei kit di misurazione venduti nei negozi di acquari, dove hanno una gamma molto vasta di analisi specifiche, dall’acidità (pH), calcare (durezza) e molte altre entro certi range di applicazione. Si tratta di provette contenenti un liquido reagente, che aggiunto in dosi prestabilite all’acqua si ha un cambio di colore, che paragonato ad una scala ci indica la quantità presente di un certo sale. Dato che si tratta di un’identificazione visiva e di confronto non è un’analisi molto precisa. Per avere una misurazione molto precisa della conducibilità dell’acqua, che indica la quantità complessiva di sali presenti nell’acqua, si utilizza uno strumento, il conduttimetro. Si trova comunemente nei negozi di acquari e va inserito direttamente nell’acqua a temperatura ambiente, da direttamente la quantità di Sali presenti misurata in mSm. Tutto ciò ci aiuta a che tipo di acqua abbiamo a come correggerla per le innaffiature e quanto concime aggiungere. Si tratta di un piccolo costo che permetterà di ottimizzare l’acqua risolvendo molti problemi.

 

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L’acqua ideale per l’annaffiatura dovrebbe aggirarsi sui 100-200 µS/cm, quella da osmosi si aggira tra 0-10 µS/cm, quindi va corretta con del concime specifico oppure con una parte di acqua del rubinetto. In questo modo durante le concimazioni sappiamo esattamente quanto concime aggiungere rispetto al classico 1g/L. 1g/L aggiunto all’acqua da osmosi da circa 800 µS/cm, ma se si utilizza l’acqua del rubinetto (intorno ai 500-600 µS/cm) si dà una notevole sferzata alla pianta.

In natura le orchidee hanno poco nutrimento costante, solo per nostra comodità diamo il nutrimento periodicamente, quindi l’ideale sarebbe dare dosi inferiori ma più frequenti. L’acqua per la concimazione cadenzata dovrebbe avere dei valori intorno a 500-800 µS/cm. In tutti i casi, sia per le innaffiature che per le concimazioni l’acqua deve essere a temperatura ambiente, in modo da non causare un trauma termico alle radici.

La cattiva qualità dell’acqua da problemi a lungo termine sulle piante, quindi spesso non ci accorgiamo che la loro morte è causata da questo problema, per questo motivo è molto importante conoscere la nostra acqua e correggerla.

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