[spb_single_image image=”5261″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Gioele presenta una delle sue orchidee a crescita stentata che messa su lapillo si è ripresa molto bene, dietro di lui l’Ingegnere Rudy e Alfredo Riboni

[/spb_text_block] [blank_spacer height=”30px” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Domenica 26 marzo 2017 si è svolto il consueto incontro di fine mese dell’ALAO presso le serre di Alfredo Riboni, come ospite d’onore ha partecipato anche l’Ingegnere Rudy Roderich Warnsing, che ci ha spiegato come coltiva le orchidee nella sua serra utilizzando esclusivamente il lapillo vulcanico come substrato. Il socio Gioele Porrini ha fornito i vari dati scientifici utilizzati per confrontare al meglio i vari substrati di coltivazione maggiormente utilizzati, inoltre lui stesso ha riportato la sua esperienza con l’utilizzo del lapillo, sperimentazione iniziata nella sua serra di orchidee dopo aver conosciuto Rudy.

Il lapillo ha una porosità quasi uguale a quella della pomice (circa il 65%), ma il lapillo ha molta microporosità, cioè ha molti piccoli canalicoli, invece la pomice ha canalicoli grossi che permettono di assorbire e rilasciare l’acqua molto velocemente (ritenzione idrica del 22%). Il lapillo, avendo molti piccoli canalicoli (ritenzione idrica del 38%) assorbe molta acqua ma la rilascia molto lentamente; 1 Kg di lapillo assorbe 1 litro di acqua. Questa è una condizione perfetta per le orchidee, il lapillo rilascia pian piano l’acqua mantenendo l’umidità, ma la sua superficie non è bagnata (non c’è acqua libera) e quindi la radice non si ritroverà mai immersa nell’acqua, cosa che spesso capita nella più comune corteccia quando comincia a degradare (le radici rimangono zuppe e marciscono).

 

[/spb_text_block] [blank_spacer height=”30px” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_column width=”1/3″ el_position=”first”] [spb_single_image image=”5259″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/1″ el_position=”first last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Laelia rinvasata in un vaso più ampio, si nota bene il precedente blocco che è stato semplicemente spostato nel vaso nuovo

[/spb_text_block] [/spb_column] [spb_column width=”2/3″ el_position=”last”] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”1/1″ el_position=”first last”]

Il primo svantaggio del lapillo è il peso, il secondo è quello della salinità. Gioele ha eseguito un semplice esperimento per capire meglio il problema della salinità, ha unito 25 ml di acqua distillata con 25 g di lapillo e misurato la conducibilità a tempi differenti:

Conducibilità0minuti=0.66 mS/cm

Conducibilità2minuti=0.89 mS/cm

Conducibilità4minuti=1.23 mS/cm

 

Il lapillo essendo una roccia derivante da attività vulcaniche presenta sali minerali inglobati, che vengono rilasciati nel tempo se immerso in acqua. Le orchidee tropicali essendo per la maggior parte epifite non sono abituate a una concentrazione elevata di sali dato che in natura hanno solo due fonti di nutrimento oltre all’acqua piovana: escrementi di uccelli e deterioramento delle foglie e altri materiali organici. Dato che il lapillo vulcanico rilascia molti sali minerali inizialmente, prima di utilizzarlo per il rinvaso delle orchidee è necessario lavarlo, semplicemente mettendolo in ammolo per 3-4 preferibilmente in acqua distillata o piovana avendo l’accortezza di sostituire giornalmente l’acqua. Il lavaggio è utile anche per eliminare le polveri presenti.

La sua capacità dello scambio cationico CSC, cioè la capacità che il substrato ha di trattenere i Sali e poi di cederli è poco più alta degli altri inerti (lapillo = 5 meq/g, pomice = 2 meq/g, perlite = 2.5 meq/g, corteccia = 90 meq/g) quindi trattiene molto meno i sali rispetto alla corteccia, per questo motivo il socio Rudi concima sempre ma con un dosaggio molto più basso.

[/spb_text_block] [/spb_column] [spb_text_block pb_margin_bottom=”no” pb_border_bottom=”no” width=”3/4″ el_position=”first”]

Il vantaggio principale è che si tratta di un substrato che non degrada. Quando la vostra orchidea va rinvasata in un vaso più ampio, semplicemente, si sposta tutto il blocco di radici e lapillo e si aggiunge del lapillo nuovo per riempire gli spazi vuoti rimanenti, nel caso della divisione della pianta il processo è più delicato e si perdono più radici rispetto all’utilizzo della classica corteccia. Nel semplice rinvaso ci si può permettere di trasferire l’intero blocco dato che in questo composto si formano pochissime radici morte proprio perché questo substrato non si degrada e non permette la formazione di acqua libera. Per le orchidee con radici grosse preferibilmente si utilizza lapillo di pezzatura grande, nel caso delle radici fini si preferisce quello a pezzatura più piccola.

Il nostro caro socio Rudy coltiva da anni le orchidee, e non solo, nella sua utilizzando unicamente il lapillo con ottimi risultati. Il socio Gioele ha provato a sua volta, incuriosito, a utilizzare il lapillo nella propria serra ottenendo ottimi risultati, soprattutto nelle piante che presentavano una crescita stentata.

[/spb_text_block] [spb_single_image image=”5260″ image_size=”full” frame=”noframe” intro_animation=”none” full_width=”no” lightbox=”yes” link_target=”_self” width=”1/4″ el_position=”last”]

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *