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Preciso che alcune informazioni sono state ricavate da fonti varie nel WEB. Parliamo un po’ di fertilizzanti, questi poco conosciuti e utili elementi, che azioni hanno sulle nostre orchidee ed impariamo a leggere le etichette dei fertilizzanti. Non vuole essere nè una trattazione scientifica nè chimica sull’argomento, nè vuole entrare nello specifico dettaglio tanto dibattuto se e come i vari tipi di Azoto che si trovano nella formazione del primo macroelemento vanno o non vanno bene, nè tantomeno dire qual‟è il prodotto migliore da utilizzare, ma il risultato di ricerche personali fatte nel tempo per arrivare a conoscere meglio quello che ogni tanto somministriamo alle nostre piante. Questo non preclude che per le nostre orchidee basti il fertilizzante, ma che tutto l’insieme della coltivazione: luce, acqua, substrato, fertilizzante, ecc. siano eseguite nel modo corretto, se una orchidea è mal coltivata a poco serve il fertilizzante, anzi è sempre controproducente perchè i vari elementi che compongono il fertilizzante invece di venire assorbiti restano giacenti come sali senza utilità nel substrato peggiorando solo la situazione.

Quando comperiamo un fertilizzante per le nostre orchidee molte volte ci accontentiamo di leggere sull’etichetta “Fertilizzante per Orchidee”, alcuni guardano il famoso NPK che sono i macroelementi più volte citati per vedere se il fertilizzante è più o meno equilibrato e che sono fondamentali nella composizione Azoto (N) -Fosforo (P)- Potassio (K), pochi guardano se e quali altri microelementi ci sono nella composizione, eppure anche questi sono molto utili per una buona fertilizzazione e crescita armoniosa delle nostre amate piante. Quali sono questi microelementi che sono molto importanti per una buona crescita delle nostre orchidee? I microelementi sono Magnesio (Mg), Ferro (Fe), Rame (Cu), Molibdeno (Mo), Manganese (Mn), Zinco (Zn), Calcio (Ca), Zolfo (S), Boro (B), ecc., quindi quando si sceglie un fertilizzante è necessario verificare che oltre ai tre macroelementi citati ci sia anche la presenza di microelementi. In alcuni casi dato che il Magnesio è fondamentale già nel fertilizzante viene dato come NPK+Mg per indicare che il Magnesio nel fertilizzante è considerato alla stregua di un macroelemento, stessa cosa può avvenire per il Calcio (Ca) dove in alcuni fertilizzanti è già presente ed anche in questo caso può essere considerato come un macroelemento e l‟indicazione del fertilizzante potrà essere NPK+Ca o se contiene anche Magnesio NPK+Ca+Mg. A cosa servono questi elementi citati? Esaminiamo prima di tutto i tre macroelementi principali NPK:

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Azoto (N)

 

Fosforo (P)

 

Potassio (K)

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Vediamo adesso i microelementi, che a volte vengono citati nella composizione come macroelementi aggiuntivo,, il Magnesio e il Calcio in forma di ossidi CaO e MgO.

Magnesio (Mg)

Calcio (Ca)

Per le nostre orchidee, in particolare le epifite, si trova in abbondanza nel “Nitrato di Calcio” da dare una volta ogni uno-due mesi (dipende da quante volte viene fatta la concimazione normale) alle nostre orchidee nel periodo estivo in alternativa alla normale fertilizzazione, anche se, come scritto, molte volte si trova già associato come macroelemento nel fertilizzante di conseguenza ad ogni fertilizzazione viene già dato e non serve dare il “Nitrato di Calcio”. Per le orchidee calcicole quali molti Paphiopedilum e altre invece la normale acqua dell’acquedotto va benissimo in quanto contiene già il necessario Calcio, oppure si aggiunge nel substrato del Carbonato di Calcio come ad esempio la graniglia di marmo o di calcare, gusci tritati di conchiglie, gusci tritati di uova.

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Parliamo anche degli altri microelementi e della loro utilità leggendo un po’ di etichette dei fertilizzanti che uso e che ho usato nel tempo.

La prima cosa da dire prima di iniziare a parlare dei microelementi è che molti di questi si trovano nella composizione del fertilizzante sia nella forma base (di solito citato solo come “solubile in acqua”) che come chelato (di solito citato come “solubile in acqua – Chelato EDTA”). La differenza sta sopratutto nella possibilità di assorbimento del microlemento da parte della pianta, perchè mentre le forme basi possono essere soggette alle condizioni di acidità del substrato, all’acqua che si usa per fare la soluzione ed ad altri fattori per cui potrebbero combinarsi con altri elementi e precipitare e quindi non essere assorbito dalle radici, la forma di chelato (il chelato è una sostanza organica capace di attrarre a sé alcuni elementi e di tenerli liberi in soluzione) permette alla pianta di assorbirli ad ogni momento impedendo che l’elemento precipiti. Ovvio che la forma di chelato è certamente da preferire alla forma base.

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Vediamo adesso un po’ dei microelementi che si trovano normalmente nei fertilizzanti che ho utilizzato e che sto utilizzando, ovviamente per orchidee:

Boro (B)

Ferro (Fe)

Manganese (Mn)

Molibdeno (Mo)

Rame (Cu)

Zinco (Zn)

Zolfo (S)

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Abbiamo visto i microelementi che di solito fanno parte del fertilizzante escluso lo Zolfo che non in tutti si trova.

Una carenza che ho sempre notato in molti fertilizzanti che ho usato nel tempo è la mancanza del Magnesio e del Calcio come elementi componenti della miscela, a meno che non siano citati tra macroelementi, in questo caso è necessario periodicamente intervenire con fertilizzazioni mirate per aggiungere i due elementi fondamentali, che come si è visto risultano in certi casi indispensabili per la buona salute delle nostre orchidee. Come detto nel precedente post si può intervenire per la carenza di questi elementi:

Un consiglio è quello di diffidare da fertilizzanti dove non viene citata la composizione, sopratutto nella classica NPK, non perchè non siano ottimi prodotti ma perchè non si sa che cosa si sta dando alle nostre orchidee.

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Visto come sono fatti i fertilizzanti per orchidee e gli elementi macro e micro che lo compongono e le necessità di intervento in caso di carenza cerco di dare alcune altre indicazioni generali sulla loro conservazione ed utilizzo in basi alle classiche regole ed all’utilizzo che ne faccio.

• Conservazione: Il fertilizzante, qualsiasi tipo, va conservato nella confezione chiusa e lontana da fonti di luce, calore e umidità, in particolare i prodotti contenenti chelati che sono fotosensibili e si degradano alla luce intensa. Una confezione mai aperta (allora perchè è stata comperata?) e conservata correttamente ha una durata abbastanza lunga, comunque io superati i tre anni la elimino mentre una utilizzata anche se ben conservata è opportuno buttare quello che resta dopo un anno dall’apertura.

• Dopo la fertilizzazione, se è avanzata della soluzione usatela per le altre vostre piante perchè la durata è proprio limitata nel tempo considerando le cadenze di fertilizzazioni risulta pressochè inutile per una successiva fertilizzazione.

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Adesso inizia la parte più divertente e varia perchè sicuramente ognuno ha sperimentato vari metodi per fertilizzare le proprie orchidee, fino ad ottenere il risultato migliore, oppure rinunciare alla fertilizzazione anche perchè la fertilizzazione cambia in base a come l’orchidea è coltivata: vaso di plastica, vaso di cotto, cesto, zattera, tipo di substrato, ecc. e sicuramente anche dal tipo di orchidea perchè alcune sono grandi mangiatori di fertilizzante (Cymbidium – Vanda) altre lo sono di meno, alcune vanno a riposo altre no quindi in base a questi parametri ci si regola per la fertilizzazione delle nostre piante.

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Rispettando le regole che indico si otterrà una buona fertilizzazione (sono le regole che utilizzo io):

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Quando si fertilizza: rispettando la quarta regola se la pianta è in vaso o in cesto si fertilizza ogni tre/quattro volte che si bagna (così dicono i sacri testi), si fertilizza a radice bagnata perchè in questo modo oltre ad evitare di bruciare le radici queste assorbono più velocemente il fertilizzante, quindi si bagna bene la pianta e il giorno dopo si fertilizza. Se sono su zattera si usa una dose ancora più ridotta di fertilizzante rispetto a quanto detto, circa 1/10, e si può bagnare direttamente con questa soluzione.

Come si fertilizza: anche qui i sacri testi dicono “preparare la soluzione ed immergere poi la pianta fino a filo vaso per 15/20 minuti”, vi auguro di avere tutte piante sane perchè se non cambiate la soluzione fertilizzante ogni volta che fertilizzate una orchidea è il metodo migliore per trasmettere eventuali malattie tra le piante. Al di la del problema, e forse perchè mi piace il più possibile tenere le piante come in natura, l’immersione proprio non mi piace nè per bagnare nè per fertilizzare ed uso una bella pompa a pressione per ambedue le cose.

Quali fertilizzanti usare e quando usarli: in commercio ci sono vari tipi di fertilizzanti con varie gradazioni del famoso NPK, i sacri testi indicano di utilizzare i fertilizzanti in base al periodo in particolare o alle necessità:

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Come fertilizzo io

I due naturali sono anche fertilizzanti fogliari che hanno il vantaggio di venire metabolizzate dalle piante più velocemente di quelli radicali

Adotto le regole citate variando di molto la terza perchè quasi tutte le mie orchidee sono su zattera o a radice nuda, le altre sono in cesto con substrato di solo muschio o muschio e bark e dato che il muschio è molto sensibile al fertilizzante come le orchidee su zattera o a radice nuda (mi piace avere un bel substrato oltre che una bella orchidea) uso sempre il fertilizzante in dosi molto molto ridotte, in espressione tecnica faccio in modo che la soluzione fertilizzante abbia una conducibilità compresa tra i 200-250 μSiemens (autunno/inverno) o compresa tra i 250-300 μSiemens (nel periodo vegetativo).

Le orchidee che tengo nell’orchidario praticamente vengono fertilizzate ogni volta che vengono bagnate in quanto nell’acqua demineralizzata che uso per bagnarle aggiungo sempre delle piccolissime dosi di fertilizzante in modo da avere una conducibilità compresa tra 80-100 μSiemes.

Il protocollo di fertilizzazione che seguo è legato molto alla stagionalità:

Come detto la fertilizzazione la faccio con una pompa a pressione per cui la soluzione fertilizzante oltre che andare nel substrato, dove c’è, va anche su radici e sulle foglie sopratutto per quelle in zattera o nei cestini verticali.

Una cosa che mi sembra importante dire è che uso sempre gli stessi fertilizzanti indipendentemente dal periodo, senza alternare fertilizzanti con diverse cariche di NPK come a volte è consigliato. Come alternativa uso solo i fertilizzanti citati a base di amminoacidi e di alghe. Questo perché mi sono sempre domandato “ma in natura come sono fertilizzate?”, certamente non passa il giardiniere a dare quelli più carichi di Azoto a primavera e quelli più carichi di Fosforo e Potassio in autunno ecc, a parte la quantità di fertilizzante che inevitabilmente butterei e sicuramente vi sarà anche una fertilizzazione naturale grazie a residui dovuti alla degradazione dei muschi e di erbe e di residui organici degli uccelli.

Ovviamente il tutto varia anche in base alle piante, ad esempio i Cymbidium che sono dei grandi mangiatori di fertilizzante abbastanza forte uso solo fertilizzante organico, che è lo “stallatico di cavallo” sfarinato o pellettato che metto in buone quantità nel substrato quando faccio i rinvasi e a primavera e settembre mettendone delle buone manciate tra i pseudobulbi in modo che ogni volta che bagno vengono anche fertilizzati.

Penso che queste mie chiaccherate vi abbiano confuso ancora di più le idee sui fertilizzanti ma come ho detto all’inizio è opportuno che ogni tanto si tenti di fare un po’ di cultura, anche un po’ pratica, oltre che essere fotografi e coltivatori di questi bellissimi fiori.

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